Il governo non cambia i piani: nessuna mossa sulla benzina e sprint sulla riforma fiscale

Meloni dice no a un altro sconto sulle accise. Le risorse stanziate per il caro-gas potrebbero andare al taglio del cuneo

Il governo non cambia i piani: nessuna mossa sulla benzina e sprint sulla riforma fiscale

Il governo Meloni esclude il ricorso allo scostamento di bilancio e tiene ben vigili gli occhi sull'andamento del prezzo del gas, che continua a scendere, per dare la spallata decisiva al taglio del cuneo fiscale. L'obiettivo di legislatura è un taglio di 5 punti del cuneo. Dal 2024 l'esecutivo proverà a raddoppiare i fondi (4 miliardi) stanziati quest'anno per finanziare la misura, recuperandoli dai soldi usati per il caro bollette. A orientare le politiche economiche del governo Meloni saranno principalmente tre fattori da tenere costantemente sotto controllo: l'inflazione nel carrello della spesa, i rincari di gas e benzina e la gestione delle crisi aziendali. Sono i tre ostacoli da superare per un 2023 iniziato in salita.

Il dossier gas spinge il governo verso un cauto ottimismo. I prezzi sono in netta discesa e si potrebbe valutare anche di non rinnovare le misure contro il caro bolletta in scadenza a fine marzo. A febbraio, invece, in Consiglio dei ministri dovrebbe approdare la legge delega per la riforma del fisco a cui sta lavorando il viceministro Maurizio Leo. Sul fronte tasse, il vicepremier Matteo Salvini mette sul tavolo di Palazzo Chigi un'altra proposta: «Proporremo che ci sia un intervento più coraggioso da parte pubblica sullo stralcio delle cartelle esattoriali che riguarda quasi un italiano su due».

Sul capitolo benzina la posizione del governo non cambia. Nonostante la spinta del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti per una reintroduzione dello sconto sulle accise, il premier non cede. A dettare la strategia della politica economica è il sottosegretario all'Attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari. L'esecutivo mette in campo due misure per fronteggiare l'aumento del costo della benzina. La prima: la sterilizzazione dell'Iva. In pratica, se il prezzo della benzina sale oltre una determinata soglia in un quadrimestre di riferimento, quello che lo Stato incassa in più di Iva verrà utilizzato per annullare l'aumento della benzina. Per ridurre l'impatto dell'inflazione sul carrello della spesa sono stati predisposti due interventi indiretti: il rimborso ordinario per il gasolio commerciale (0,21 cent al litro) tramite il credito d'imposta e lo stanziamento di 200 milioni di euro da destinare al settore dell'autotrasporto (euro 5 e euro 6).

Sul fronte della politica industriale la linea del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è abbastanza chiara: più Stato nella gestione delle vertenze e maggior coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti nei piani di reindustrializzazione, con partecipazione statale, delle aziende in crisi. Dal 2024 lo Stato riacquisterà il controllo pubblico dell'Ilva con l'incremento della quota di Invitalia dall'attuale 38 al 60% con conseguente cambio di governance: attualmente ArcelorMittal detiene il 62% di Acciaierie d'Italia.

Un'altra idea in cantiere è l'estensione della clausola Giorgetti per le crisi aziendali: ossia dare priorità nella richiesta di incentivi di vario tipo alle aziende che investono in aree già dichiarate di crisi, e che si impegnano ad assumere i percettori di sostegno al reddito, i disoccupati e i lavoratori per i quali è attivo un tavolo di crisi.

Mentre si chiuderà a fine marzo l'operazione di cessione della raffineria Isab di Priolo, nella zona industriale siracusana, dalla russa Lukoil alla Goi Energy, il ramo del settore energetico di Argus, fondo di private equity e asset management di Cipro. Con il perfezionamento del closing si conclude una vicenda che ha tenuto in apprensione i circa 10mila lavoratori.

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