«Lungo e cordiale incontro». «Necessità di una piena e leale collaborazione». «Volontà di rafforzare il confronto e il dialogo». È costellato di frasi e parole che puntano a spegnere le scintille e a stemperare i toni e la tensione il comunicato che racconta l'incontro di Palazzo Chigi, tra i vertici della Corte dei Conti - rappresentata dal presidente Guido Carlino, dal presidente aggiunto Tommaso Miele, dal procuratore generale Angelo Canale e dal segretario generale Franco Massi e l'esecutivo, rappresentato dal ministro degli Affari Europei, Raffaele Fitto, dal sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano e dal segretario generale di Palazzo Chigi, Carlo Deodato.
La querelle è iniziata quando nel governo è maturata la convinzione che, spettando da regolamento i controlli sul Pnrr alla Commissione Europea, mantenere in vita il controllo concomitante dei magistrati contabili finisse per creare una duplicazione e un aggravio di burocrazia. A livello parlamentare è iniziata così una operazione di revisione delle competenze. Un primo atto concreto è arrivato ieri. Le commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera hanno approvato l'emendamento del governo al decreto Pa (giudicato ammissibile dal presidente della Camera) sulla stretta sul controllo concomitante della Corte dei Conti sui progetti legati al Pnrr e sulla proroga dello scudo erariale (la misura che limita le contestazioni per danno erariale ai soli casi di dolo o inerzia congelando l'ipotesi della colpa grave introdotto dal governo Conte-2 e prorogato al 30 giugno 2023 dall'esecutivo Draghi). Il provvedimento a questo punto approderà in Aula lunedì per la discussione generale. Sul merito le distanze tra governo e Corte dei Conti resistono. Per Guido Carlino «il controllo concomitante in corso di gestione ha un valore propulsivo« e «tende ad accelerare i tempi dell'azione» amministrativa. Tuttavia «la Corte ha anche altri strumenti di controllo sul Pnrr» e «si rimette alla scelta del legislatore».
L'incontro a Palazzo Chigi diventa dunque il luogo della possibile mediazione. La volontà è quella di individuare un terreno comune per coniugare i controlli senza rallentare la macchina organizzativa del Pnrr. Il governo non vuole limitare «le competenze e il ruolo della corte dei Conti», ma anzi «vuole attuare una politica di coordinamento con l'amministrazione contabile», spiega Fitto durante il question time.
A Palazzo Chigi si decide così di «innovare la collaborazione attraverso l'istituzione di un comune tavolo di lavoro, nella prospettiva di una revisione dei seguenti istituti: Disciplina della responsabilità erariale; Meccanismo del controllo concomitante; Adozione di un codice dei controlli».
E sullo scudo erariale si elabora una formula di compromesso, con una proroga limitata «fino al 30 giugno 2024» e «l'impegno a un confronto con la Corte per l'elaborazione di una disciplina più aggiornata e stabile». Un tavolo, quello tra Governo e Corte dei Conti, che diventerà operativo già dalla settimana prossima.
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