Il gran finale di un ministro senza scuse

Nel Paese dello scaricabarile partirà la caccia al responsabile del pasticcio che ha trasformato lo scrutinio finale delle Politiche in una partita giocata due volte e stravolta dal Var a tempo scaduto

Il gran finale di un ministro senza scuse

Nel Paese dello scaricabarile partirà la caccia al responsabile del pasticcio che ha trasformato lo scrutinio finale delle Politiche in una partita giocata due volte e stravolta dal Var a tempo scaduto. Il rimpallo coinvolgerà funzionari e magistrati, ufficio elettorale della Cassazione e magari qualche Corte d'Appello. Peccato scordare che i risultati di un'elezione nazionale sono l'essenza sublime della democrazia, quella reale, non quella degli ossessionati dal ritorno del fascismo e dalla modifica golpista della «Costituzione più bella del mondo».

Lasciate perdere oscuri burocrati e tronfi capi di gabinetto, sarebbe ingiusto ridurre questo caos a uno svarione del Viminale. Ministro Luciana Lamorgese, ancora lei, per parafrasare Lucio Battisti. L'ex prefetto di Milano conclude la sua esperienza di tecnico intoccabile nel governo Draghi come ha iniziato nel secondo gabinetto Conte: con un grande casino. C'è quasi da perdersi nell'elenco delle sue disfatte sul campo che hanno suscitato continue richieste di dimissioni, non solo dall'opposizione, ma pure dalla frangia leghista della maggioranza che l'ha osteggiata fino alla fine della legislatura, senza ottenerne lo scalpo.

L'Italia invasa dai migranti con sbarchi senza tregua, l'assalto alla Cgil da parte degli invasati di Forza Nuova, gli interminabili rave party tollerati con occhio indulgente. La sua fortuna è stata succedere al ministero dell'Interno a Matteo Salvini, spauracchio della sinistra giallorossa che l'ha mandato a processo sull'immigrazione.

E in nome della «desalvinizzazione» le è stato assegnato un salvacondotto che l'ha costantemente sottratta da pesanti responsabilità, figurarsi per un disastro elettorale commesso pochi giorni prima di fare gli scatoloni.

Per donna Luciana, comunque, missione compiuta: uscire indenne dalla giungla della politica. Per se stessa, chapeau, i conteggi tornano sempre.

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