Forse si tratta solo della quiete prima della tempesta, ma per il momento è tranquilla l'atmosfera che si percepisce ai piani alti della finanza italiana e internazionale. Chi si aspettava report di fuoco da parte di banche e società d'investimento, con prospettive apocalittiche in caso di vittoria del centrodestra, probabilmente è rimasto deluso. Qualche voce preoccupata è emersa, ma è tutt'altro che un fuoco di fila compatto.
In questa fase, a prevalere è l'equilibrio e diversi grandi istituti, come Intesa Sanpaolo, preferiscono non pubblicare niente fino ai risultati della tornata elettorale e poi valutare eventualmente un commento post voto, in particolare se si rivelasse una situazione netta.
L'altra grande banca italiana, Unicredit, ha elaborato alcuni documenti con il bilancino: in uno dei più recenti, si limita a notare come gli ultimi sondaggi sembrino premiare la coalizione di centrodestra che dovrebbe conquistare la maggioranza assoluta dei seggi. E se così fosse, il nuovo governo potrebbe essere pienamente in carica già all'inizio di novembre. Niente commenti angosciati, quindi. Solo una fotografia degli scenari più probabili.
Mantiene il profilo istituzionale anche Mediobanca. Così come Deutsche Bank preferisce non esporsi divulgando i documenti interni sugli scenari politici. Si è sbilanciato un po' di più, invece, il centro studi di Allianz. In un report del 9 settembre, riferendosi alla coalizione tra Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia sottolinea come i loro impegni elettorali si concentrino «su costose spese fiscali, che potrebbero mettere alla prova le finanze pubbliche» e mette in guardia il possibile nuovo governo dal non «tornare indietro» alla dissolutezza fiscale pre-Draghi. Pur notando come, in realtà, «l'allargamento dello spread sovrano tra Btp e Bund tedesco rifletta principalmente l'aumento generale dei tassi d'interesse» piuttosto che un rischio politico legato all'Italia.
«Spero che i primi avvertimenti che abbiamo già visto (da parte delle agenzie di rating) non siano forieri di qualcosa di negativo per il rating sovrano, in quanto sarebbe un vero problema per chiunque guidi il paese», ha dichiarato a Reuters Alessandro Tentori, chief investment officer di Axa Investment Managers Italia. L'agenzia europea Scope Ratings tuttavia sostiene, come riporta Bloomberg, che l'Italia a prescindere da quale sarà il nuovo governo «non si scosterà dalla strada delle riforme» e per questo supporta il suo rating di "BBB+" con un outlook "stabile". Anche perché, aggiungono gli analisti, ogni governo italiano avrà comunque margini ristretti di manovra. Se infatti l'Istat ha rivisto al rialzo il Pil al +6,7% per il 2021, nel 2022 la crescita dovrebbe fermarsi al 3,3%. E il prossimo anno dovrebbe frenare nettamente sotto all'1% con rischi crescenti di recessione.
Piuttosto tranquillo anche Kevin Thozet, membro dell'investment committee della casa d'investimenti francese Carmignac. In riferimento a un possibile governo guidato da Giorgia Meloni, l'esperto ha sottolineato come quest'ultima abbia mitigato i toni nella campagna elettorale.
E, per capire la portata della sua agenda politica, molto «dipenderà da quali saranno i ministri eletti e dalla loro provenienza, dall'establishment politico italiano o da una base euroscettica». Per Carmignac, semmai, può costituire un problema per i mercati finanziari se alla coalizione per avere la maggioranza non fosse necessario l'apporto di un partito consolidato come Forza Italia.
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