Dalla guerra in Ucraina ai dazi. Fazzolari svela tutto. E predica cautela con gli Usa

Il sottosegretario di Palazzo Chigi intervistato da Vespa: "Trump ha sorpreso tutti, ma valutiamo i suoi atti, non le dichiarazioni"

Dalla guerra in Ucraina ai dazi. Fazzolari svela tutto. E predica cautela con gli Usa
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Il governo «è solidissimo e stabile», il suo consenso «continua a crescere» anche senza «politiche di bonus e spesa facile», i partiti del centrodestra sono «tutti in salute» e cresce «la fiducia degli investitori» nel nostro paese.

Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e «eminenza grigia» del governo Meloni, rompe la consuetudine del silenzio e, intervistato da Bruno Vespa, fa il punto sulla situazione politica italiana e internazionale. Una sorta di interpretazione autentica del pensiero della premier: le riforme del premierato e dell'autonomia differenziata? Si faranno, anche nel primo caso ora l'urgenza è «discutere velocemente con le altre forze politiche» per disegnare una riforma elettorale «che vada bene anche per il premierato». E preservando «il ruolo di garanzia del capo dello Stato» e i suoi poteri fondamentali. Mentre sull'autonomia «bisogna modificare la legge nel senso indicato dalla Corte costituzionale» per «sanare il paradosso di una riforma costituzionale fatta da altri governi» che però non trova attuazione perché «mancano le regole per attuarla».

Non si sottrae neppure alle domande sul caso Santanchè: il problema, spiega, non sono le vicende giudiziarie («chiunque è innocente fino a condanna definitiva»), ma «la valutazione sulla possibilità di fare pienamente e serenamente il proprio lavoro di ministro».

Sulla guerra contro l'Ucraina ribadisce la contrarietà del governo ad una «forza di interposizione» europea, troppo rischiosa. Mentre conferma di ritenere più ragionevole, anche per la sicurezza di Kiev, la proposta avanzata da Meloni: «Occorre estendere l'applicazione dell'articolo 5 del Trattato Nato all'Ucraina: con il vantaggio di chiarire che non può più essere aggredita, e di scoprire il bluff di Mosca». Non nega che «la furia», come la definisce Bruno Vespa, e la aggressività minacciosa delle uscite di Trump abbiano «sorpreso un po' tutti». Ma invita a «non inseguire le dichiarazioni», quanto piuttosto a «valutare gli atti concreti che ne seguono». Così, sugli annunci di guerra commerciale arrivati dalla Casa Bianca che parla di dazi al 25% contro l'Europa, Fazzolari si augura che prevalga «il buon senso» e si trovi «un accordo».

Non con singoli paesi privilegiati da «favori», contando magari sull'affinità politica («Oggi noi e gli Usa abbiamo governi di stampo conservatore, ma i rapporti tra Italia e Stati Uniti sono per vocazione buoni, con qualunque amministrazione»), anche perché sarebbe puro autolesionismo: «I dazi contro le auto tedesche, per esempio, avrebbero immediate ricadute dirette sul nostro sistema produttivo». Quindi, spiega, «serve un accordo complessivo tra Stati Uniti e Unione europea, e il governo italiano è pronto a fare la sua parte in questo senso.

Parole e analisi assai diverse da quelle fatte poco dopo, sullo stesso podio, da Matteo Salvini. Che invece si sdraia completamente sulla linea Trump, che secondo lui «ci sta aiutando». E il vicepremier leghista sostiene che invece sui dazi l'Italia deve avviare negoziati bilaterali, da sola, con gli Usa, perché tanto «l'Europa non esiste», se «ci affidiamo a Macron» o agli altri partner europei «ci suicidiamo» e «i controdazi di von der Leyen fanno ridere». Perché Trump «è il futuro», «in un mese ha firmato 75 ordini esecutivi», ha già fatto «la pace» in Ucraina (nessuno se ne è accorto, in verità) e chi «ne ha paura, ha paura del futuro» e «non capisce niente di politica». Anzi, è un «normodotato». L'Italia, assicura, è «l'interlocutore più serio e affidabile per lui» e deve avviare subito trattative «B2B» (business to business, lo ripete più volte con grande entusiasmo) con l'amico Donald.

Mollando al proprio destino i partner Ue, perché a suo parere noi per gli Usa siamo «il partner più affidabile» e dobbiamo «prendere per mano» Trump. Mentre l'Europa è il nemico del bene. Anche se poi deve ammettere: «Se rallenta l'Europa è un problema anche per noi».

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