È guerra nella scuola: commissioni scoperte. La maturità a rischio

Il garante revoca lo sciopero dell'8 giugno I sindacati disertano l'incontro col ministro

È guerra nella scuola: commissioni scoperte. La maturità a rischio

La guerra della scuola. Alla fine di un anno scolastico già devastato dall'epidemia con i ragazzi a casa da mesi è muro contro muro con il governo da una parte del fronte e i docenti e i presidi dall'altra. Le famiglie nel mezzo aspettano, facendo lo slalom tra gli impegni di lavoro, la didattica a distanza e i limiti imposti dal lockdown. Una situazione esplosiva che mette a rischio anche il corretto svolgimento degli esami di Maturità già stravolti dall'emergenza sanitaria.

Il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha scelto di usare il pugno duro. Sullo sciopero unitario proclamato da tutti i sindacati in coincidenza dell'ultimo giorno di scuola, l'8 giugno, è intervenuta la Commissione di garanzia che ha imposto la revoca sia per «mancato rispetto dei termini di preavviso», almeno 15 giorni, sia per «il mancato rispetto della regola dell'intervallo tra azioni di sciopero» visto che i Cobas avevano già annunciato l'astensione dal lavoro per il 5 giugno. I sindacati però puntano i piedi e insistono: niente didattica l'8 giugno. «Lo sciopero resta confermato», avverte il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.

Altro fronte caldissimo è quello degli esami conclusivi del ciclo delle superiori. Mancano infatti centinaia di presidenti di commissione. É in arrivo quindi un'ordinanza del ministero in deroga alla regole dei dieci anni di anzianità di ruolo prevista per ricoprire l'incarico. Per i posti scoperti si procederà comunque con nomine d'ufficio. E i sindacati ieri come risposta alla revoca dello sciopero hanno disertato l'incontro fissato con il ministero, un'informativa proprio sulla nuova ordinanza finalizzata a reperire i presidenti mancanti. Un chiaro segnale di chiusura da parte dei sindacati: nessuna collaborazione con il ministero.

Ma quanti sono i posti scoperti? Ancora moltissimi in base ai dati rilevati dal ministero, oltre il 10 per cento del totale. E visto che le commissioni sono 12mila e 900 sarà necessario recuperare circa 1.400/1.500 presidenti oltretutto proprio nelle aree dove l'epidemia ha colpito di più. Infatti nella classifica delle regioni con più posti scoperti in testa c'è la Lombardia dove mancano 700 presidenti su 1.800. Insomma la metà delle commissioni scoperte in tutta Italia è in Lombardia.

Non piace però ai dirigenti scolastici l'ipotesi che a uno stesso presidente siano assegnate più commissioni. Una soluzione che verrebbe usata soltanto come extrema ratio.

Dunque il ministero ha fatto un po' di conti. In Lombardia manca ancora il 40 per cento di circa 1800 commissioni, ovvero 720. A Milano le commissioni scoperte sono circa 300. Criticità anche nel Lazio dove su 1.250 commissioni è scoperto il 30 per cento, più o meno 350 unità. E ancora in Piemonte ne servono 200. Più o meno lo stesso numero che manca in Toscana. Nelle altre regioni la situazione è abbastanza sotto controllo.

Il rischio è che nei casi per i quali sarà necessario ricorrere alle nomine d'ufficio si potrebbe avere come risposta un bel certificato medico. Situazioni che si ripetono ogni anno ma che questa volta in seguito all'emergenza sanitaria potrebbero non essere risolte in tempo.

«Una certa carenza si è manifestata anche negli anni precedenti ma stavolta la platea delle persone che non ha aderito è incredibilmente più grande», spiega Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio. Nonostante si siano resi disponibili anche i presidi delle medie, visto che gli esami per quel ciclo sono saltati, i posti scoperti sono ancora troppi.

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