
La ruvida aggressione di Donald Trump a Volodymyr Zelensky - a favore di telecamere e all'interno dello Studio Ovale - rischia di essere il punto di svolta della diplomazia europea. Che fino ad oggi ha scelto di non enfatizzare pubblicamente le perplessità su come il presidente americano ha impostato i negoziati di pace sull'Ucraina, ma che da ieri difficilmente potrà esimersi dal prendere una posizione chiara. Non solo a livello di singoli Paesi (il francese Emmanuel Macron, il polacco Donald Tusk e lo spagnolo Pedro Sanchez sono stati i primi a schierarsi con Kiev), ma anche di Unione europea.
D'altra parte, negli annali della diplomazia dell'ultimo mezzo secolo non c'è traccia di una simile lite in mondovisione. Una cosa mai vita. Ed è proprio questa l'atmosfera che si respira anche a Palazzo Chigi, nonostante in privato Giorgia Meloni abbia sempre invitato a valutare le mosse di Trump senza pregiudizi e tenendo presente che alcuni dei suoi affondi sono da considerarsi più tattica negoziale che altro. Certo, ammette il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, il presidente americano «ha sorpreso un po' tutti» ed «è molto più frizzante di quello che avevamo immaginato». Però, aggiunge, vanno considerati i «fatti» e non solo «le parole». Ma ieri, evidentemente, si è andati ben oltre. E allo scontro è seguita la rottura diplomatica tra Stati Uniti e Ucraina, con Zelensky che è stato «invitato» a lasciare la Casa Bianca e il Cremlino che ha festeggiato con tanto di elogi a Trump.
Oltre che sorpresa, la premier non può che essere preoccupata, perché a questo punto lo scenario più probabile è che la tensione tra Stati Uniti e Europa vada a crescere (vedi anche il nodo dazi). E domani il vertice Ue-Regno Unito che si terrà alla Lancaster House di Londra rischia di trasformarsi da un summit su Ucraina e difesa comune a una riunione dove prendere atto della crisi diplomatica in corso tra Europa e Stati Uniti. Uno scenario che a Palazzo Chigi non vedono di buon grado, convinti che - nonostante tutto - il contributo americano sia imprescindibile. Ed è per questo che a tarda sera Meloni si impegna a farsi promotrice di «un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati» per «parlare in modo franco di come affrontare le grandi sfide di oggi, a partire dall'Ucraina, e quelle del futuro». «Ogni divisione dell'Occidente - dice Meloni - ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà. Non del suo potere o della sua influenza, ma dei principi che l'hanno fondata, primo fra tutti la libertà».
Insomma, un appello a confrontarsi, per nella consapevolezza che lo strappo di ieri è profondo e schiaccia sempre di più Washington sulle posizioni di Mosca. «È un momento di grande tensione», ammette Antonio Tajani. Ed è per questo, spiega il vicepremier e ministro degli Esteri, che «bisogna tenere i nervi saldi, reagire con grande calma». Non proprio sulla stessa linea l'altro vicepremier, Matteo Salvini. Che, anzi, posta sui social il video in cui Trump accusa Zelensky con un eloquente «Forza Donald». Insomma, approcci diversi. Nonostante la riunione mattutina a Palazzo Chigi in cui Meloni e i suoi due vice hanno cercato di coordinarsi proprio sui dossier Ucraina e difesa comune in vista dell'appuntamento londinese.
Dall'opposizione, il primo a intervenire è Carlo Calenda (Azione), che non esita a definire Trump un «bullo». Elly Schlein parla invece di «violenza inaudita».
«Ora Meloni scelga tra lui e l'Ue», attacca la segretaria del Pd. Mentre il leader del M5s Giuseppe Conte critica Trump che «così avvantaggia Putin», invita a «tutelare le ragioni di Kiev» e polemizza con Meloni di cui «si sono perse le tracce».
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