Dopo settimane di incertezza, la Finlandia rompe gli indugi: presenterà richiesta di adesione alla Nato. E a breve, forse già domani, si aspetta il passo formale anche della Svezia, dopo che ieri il partito socialdemocratico al governo - con un passo annunciato, ma comunque storico - si è espresso a favore, aprendo di fatto la strada alla candidatura ufficiale: «Lavoreranno per garantire che la Svezia, se la domanda sarà approvata, esprima riserve unilaterali contro il dispiegamento di armi nucleari e basi permanenti sul territorio svedese». L'invasione dell'Ucraina, giustificata dal Cremlino con la necessità di contenere l'espansionismo della Nato, e le minacce rivolte da Mosca ai due Paesi nordici nel caso in cui avessero deciso di abbandonare la neutralità, hanno dunque avuto un effetto boomerang.
«La minaccia nucleare è molto seria ma non si può isolare una sola regione. Penso che essere all'interno dell'Alleanza ci darà sicurezza, perché anche la Nato ha armi nucleari e ci sarebbe una risposta se la Russia le usasse, quindi questa decisione ci rafforza, non ci indebolisce», spiega la premier finlandese, Sanna Marin, subito dopo l'annuncio del presidente, Sauli Niinisto, che sabato aveva anticipato la decisione a Vladimir Putin nel corso di una conversazione telefonica «diretta e franca» in cui il presidente russo ha ritenuto «un errore» rinunciare alla neutralità in quanto «la sicurezza del Paese non è minacciata». Una reazione «più moderata del previsto», quella dello zar, assicura Niinisto, consapevole però che «le relazioni con il Cremlino cambieranno». Per il presidente dalla Russia non stava giungendo alcuna minaccia militare diretta alla Finlandia, ma l'attuale quadro geopolitico ha reso impossibile il restare neutrali. Anche il capo della diplomazia finlandese, Pekka Haavisto, ritiene che il contesto di sicurezza del Paese sia «radicalmente cambiato» e che quanto avvenuto giustifichi una «reazione». «Quando guardiamo alla Russia, vediamo un tipo di Paese molto diverso da quello che abbiamo visto solo fino a pochi mesi fa. Tutto è cambiato quando Mosca ha attaccato l'Ucraina e personalmente penso che non possiamo più fidarci che ci sarà un futuro pacifico accanto alla Russia», rimarca la premier Marin. «Siamo preparati - avverte - a diversi tipi di azioni russe».
Ora la palla passa al Parlamento di Helsinki, che oggi esaminerà il progetto ufficiale di adesione. Il voto finale potrebbe arrivare martedì e la domanda sarà molto probabilmente presentata mercoledì al quartier generale della Nato a Bruxelles. Poi tutto dipenderà dal consenso degli altri Paesi, perché con la procedura di accesso all'Alleanza basata sull'unanimità basterebbe il solo veto di Ankara a bloccare le richieste. E la Turchia non vede di buon occhio l'ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. Ufficialmente per il loro presunto sostegno ad organizzazioni terroristiche verso cui il presidente Erdogan ha adottato la linea della tolleranza zero. Tanto che ieri, al termine del vertice dell'Alleanza a Berlino, il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha sottolineato che Finlandia e Svezia «devono smettere di sostenere i terroristi del Pkk».
Il segretario della Nato Jens Stoltenberg è fiducioso però che alla fine si troverà un accordo con la Turchia: «Non vuole bloccare il processo di adesione di Finlandia e Svezia. Ha delle preoccupazioni e ci metteremo insieme attorno a un tavolo e le affronteremo».
E anche il segretario di Stato degli Usa, Antony Blinken, ritiene che si raggiungerà un accordo tra gli Stati membri della Nato dopo aver affrontato la questione con il ministro Cavusoglu. Nel frattempo Finlandia e Svezia possono stare tranquille: finché non si concluderà il percorso di candidatura, la Nato darà loro garanzie di sicurezza come se fossero già parte dell'Alleanza.
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