"Ho speso 10mila euro per morire in Svizzera"

Damiana, 68 anni, aveva la sclerosi multipla: ha deciso prima che la malattia degenerasse

"Ho speso 10mila euro per morire in Svizzera"

Una lunga trafila burocratica, oltre due anni di procedure, tre associazioni coinvolte e una spesa di diecimila euro. Ci è voluto tutto questo a Damiana, 68 anni, per scegliere l'eutanasia in Svizzera. Soprattutto, ci è voluta molta determinazione. Essendo la sclerosi multipla una malattia degenerativa, l'avrebbe ridotta in una condizione che non sarebbe stata in grado di sopportare. Damiana lo dichiara in una video-intervista del 28 agosto scorso pubblicata ieri da Radio Radicale. La «dolce morte», attraverso l'assunzione di una bevanda «che ti fa addormentare e non ti risvegli più», anticipava lei, è avvenuta il 4 settembre.

Nel filmato si vede una donna anziana nel suo letto, ma lucida e apparentemente non sofferente, che racconta la sua «odissea» con distacco e articolate motivazioni. Parla di «dolori atroci alle gambe» ora debellati grazie alle terapie, ma insiste sul carattere degenerativo della malattia. «Io ho la mia dignità e non potrei sopportare la necessità dell'assistenza totale, di essere imboccata e accudita per l'igiene personale», insiste, precisando di aver fatto la sua scelta di eutanasia preventiva, prima che la malattia manifesti tutte le sue implicazioni. Rimpiange le escursioni in montagna, le passeggiate in spiagga: «Uno che ha amato la vita, che è poter godere di quello che c'è fuori, e poi gli viene negato tutto... a quel punto la vita non gli appartiene più», asserisce come se il perfetto stato di salute, la piena efficienza e la stessa vita non fossero un dono ma un diritto. Dopo aver tentato invano il suicidio, tre anni fa, attraverso Radio Radicale di cui era ascoltatrice, Damiana ha conosciuto l'associazione Luca Coscioni e il suo tesoriere Marco Cappato che cita a ripetizione. Cappato l'ha messa in contatto con Exit Italia fino ad arrivare all'associazione Dignitas in Svizzera. Una lunga serie di passaggi e di attese. La procedura è durata più di due anni, «hanno chiesto molti documenti», anche una nuova carta d'identità con una foto più attuale. Damiana avrebbe voluto praticare la sua eutanasia preventiva in Italia e si dice dispiaciuta di doverlo fare in Svizzera. «Io so che tanti si suicidano, mentre in Parlamento giace un disegno di legge di iniziativa popolare. Purtroppo di solito queste leggi hanno percorsi stretti e lunghi». Lei invece non ha voluto aspettare e ha preferito fornire così il suo «contributo». Una scelta che le è costata diecimila euro, ma non si capisce distribuiti come.

La donna dice di pensare anche a quelli che non possono permettersi un percorso tanto oneroso. E in effetti la cifra appare di tutto rispetto per una procedura che a un primo sguardo potrebbe sembrare semplice. Ma evidentemente c'è chi vuol guadagnare anche su questo.

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