Riecco la priorità dei 5 Stelle: liberalizzare la cannabis

Il ministro Dadone, che ha già firmato una proposta per la coltivazione e l'uso personale della cannabis, vuole accelerare: "Bisogna ragionare di droghe spogliandoci delle ideologie"

Riecco la priorità dei 5 Stelle: liberalizzare la cannabis

Ci risiamo: il tema della legalizzazione della cannabis è pronta a tornare sui principali tavoli di discussione della politica. Evidentemente non è bastata la raccolta firme che ha superato la soglia minima di 500mila adesioni prevista dalla legge sui referendum. Ora il Movimento 5 Stelle ha fretta e propone ancora una volta quello che da sempre rappresenta uno dei tanti cavalli di battaglia propinati in campagna elettorale e non solo. E così i grillini tornano alla carica, ponendo la questione sulla scrivania delle priorità su cui - a loro giudizio - occorrerebbe accelerare.

La priorità del M5S

I pentastellati non ne hanno mai fatto mistero: puntano alla legalizzazione delle droghe leggere. A esprimersi in tal senso è stata Fabiana Dadone, ministro delle Politiche giovanili in quota M5S, secondo cui "bisogna ragionare di droghe spogliandoci delle ideologie". I grillini continuano a dire stop al proibizionismo e sono decisi nel perseguire la loro strada, puntando magari alla sponda dei compagni del Partito democratico e del fronte progressista.

La Dadone, che nella scorsa legislatura ha già sottoscritto una proposta di legge sulla coltivazione e l'uso personale, ritiene che il referendum sia uno strumento democratico che consentirebbe di colmare il divario tra l'apertura dei cittadini e l'atteggiamento oltranzista di alcuni partiti. "Il problema è che ogni volta che si parla di cannabis il dibattito diventa incandescente, si polarizza e si perde completamente di vista il resto", ha dichiarato nell'intervista a La Repubblica.

Il ministro dunque sostiene che il dibattito sia inquinato, contaminato da posizioni contrarie che troverebbero radici nei pregiudizi. In realtà i dubbi del centrodestra riguardano non solo il merito della questione, ma anche il fatto che in tempi di pandemia andrebbero affrontati ben altri problemi. Anche Enrico Letta, segretario del Pd, ha gelato i 5 Stelle. "Sono iniziative prese da altri. Rifletteremo nelle prossime settimane su quale atteggiamento tenere", aveva risposto a chi gli chiedeva la posizione dei dem sui referendum su eutanasia e cannabis.

La sponda di Orlando

Ma ecco che da Andrea Orlando arriva un assist. Il ministro del Lavoro crede che sia "inevitabile che qualche riflessione si faccia anche nel nostro Paese", visto che la Germania sembra essere indirizzata verso la legalizzazione: "Avrà riflessi anche in Italia. Andiamo oltre ipocrisie, ideologie e stereotipi che sono il presupposto fondamentale di quello stigma contro il quale diciamo di voler cooperare".

Le reazioni

Ad alzare la voce è Forza Italia, che per bocca dei senatori Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi ribadisce la totale contrarietà alla legalizzazione della cannabis: "Se qualche grillino in cerca di occupazione futura ha voluto organizzare questa conferenza per condizionare il dibattito in corso ha sbagliato strada. Gli argomenti contro ogni forma di legalizzazione sono fortissimi e prevalenti".

Sul piede di guerra anche Matteo Salvini: "La Lega è dalla parte della vita e dei giovani. Orlando si occupi di lavoratori, precari e cassaintegrati, lasci che di lotta allla droga si occupino famiglie, esperti e comunità". Contraria pure Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia: "Si conferma la posizione ideologica della sinistra Pd-M5S. La droga non si combatte normalizzando il suo uso come vorrebbe la sinistra ma con la prevenzione, la cura, il reinserimento socio-lavorativo e la tolleranza zero nei confronti di chi spaccia e lucra sulle dipendenze patologiche".

Il "caso Dadone"

Ad aprile 2021 aveva fatto discutere la scelta di affidare alla Dadone le deleghe alle politiche antidroga, viste le sue idee antiproibizioniste sulla cannabis. I 5 Stelle avevano preso subito la palla al balzo: Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera, aveva fatto sapere di essere pronto a calendarizzare la proposta di legge per inserire nel nostro ordinamento i principi relativi alla coltivazione a uso personale e il diritto dei malati a curarsi con la cannabis.

Era scoppiato un vero e proprio caso politico. Forza Italia aveva messo in guardia il premier Mario Draghi, minacciando addirittura "qualsiasi iniziativa contro il governo" se ci fossero stati provvedimenti su questa materia.

Anche Giorgia Meloni aveva attaccato duramente la decisione presa dal governo: la leader di Fratelli d'Italia aveva giudicato "molto grave" il fatto che il compito di combattere l'emergenza droga e dipendenze fosse stato affidato alla Dadone, che sul tema "si è distinta unicamente per aver sottoscritto le proposte di legalizzazione della cannabis".

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