I 68 miliardi in fumo del Madoff di Modi

Tracollo dell'impero del magnate Gautam Adani, vicino al presidente

I 68 miliardi in fumo del Madoff di Modi

Una foto recente lo ritrae col baffo piegato verso il basso, una sintesi plastica e perfetta dell'andamento dei suoi titoli in Borsa. Già: per Gautam Adani è un momentaccio. Fino a qualche giorno fa quarto nel ranking globale dei miliardari pur senza avere l'esposizione mediatica di un Musk o di un Bezos, l'indiano del Gujarat col pallino originario per le materie prime è passato, in una manciata di giorni, dal businessman con la grisaglia del successo all'uomo in gramaglie finanziarie. Non è vero che nulla si crea e nulla si distrugge: in Borsa può capitare - e a lui è successo - di vedere svaporare, quasi nell'éspace d'un matin, 68 miliardi di dollari di capitalizzazione delle sue imprese raggruppate sotto l'ala della Adani Enterprises. A conti fatti, una botta micidiale anche per le sue fortune personali, collassate nell'ultimo anno di oltre 28 miliardi, a quota 97 miliardi, secondo Bloomberg Billionaires. Il «rimbalzino» di ieri di AE (+4,8%) è stato come l'aspirina data a chi soffre di polmonite.

Tutta colpa di Hindenburg Research, uno degli alfieri a stelle e strisce delle vendite allo scoperto, che ha accusato Adani di aver messo in piedi «la più grande truffa finanziaria nella storia aziendale» e di aver manipolato i titoli grazie anche «alla bandiera indiana usata come scudo». Un j'accuse che rischia di far degenerare lo scontro, al momento circoscritto allo scambio di corposi dossier da entrambe le parti, in un incidente diplomatico. Adani ha infatti subito colto la palla al balzo per sostenere che quello in atto «non è meramente un attacco immotivato a una specifica società, ma un attacco calcolato all'India, all'indipendenza, all'integrità e alla qualità delle istituzioni indiane e alla storia di crescita e alle ambizioni dell'India». A dargli manforte il direttore finanziario del gruppo, Jugeshinder Singh, con un accorato video sull'integrità aziendale in cui un vessillo indiano è in bella mostra.

Il sospetto di legami non proprio trasparenti fra Adani e il mondo politico indiano circola peraltro da anni e si è trascinato fin nelle aule dei tribunali, da cui il Paperone asiatico è finora sempre uscito con la fedina penale immacolata. Resta però un fatto: le fortune di Adani, un self-made man privo della licenza liceale, si sono consolidate durante la reggenza in Gujarat di Narendra Modi, poi divenuto primo ministro. Da lì in poi, l'impero ha allargato i tentacoli dal settore immobiliare al carbone, dagli aeroporti all'olio alimentare, fino alla trasmissione di energia.

Un dinamismo non tutto rose e fiori, però. Per abbattere i debiti, Adani è stato costretto a mettere in cantiere un'offerta pubblica da 2,5 miliardi di dollari. Un progetto a rischio, dopo l'affondo di Hindenburg e i rovesci in Borsa.

Eppure, nonostante tutte le turbolenze, la International Holding di Abu Dhabi si è detta pronta a mettere sul piatto 1,4 miliardi di dirham (400 milioni di dollari), ovvero il 16% dell'offerta totale, senza curarsi troppo se di fronte ha un abile uomo d'affari o il Madoff indiano.

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