È un tatuaggio rimasto visibile su un brandello di pelle, a dare un nome - e forse anche una storia - ai resti umani trovati nelle valigie alla periferia di Firenze. Ma come in una sceneggiatura a cavallo tra un giallo e un thriller, anche se con il passare delle ore diverse tessere del puzzle iniziano a prendere posto, restano ancora molti punti oscuri sul caso dei macabri ritrovamenti lungo la superstrada Firenze-Pisa-Livorno.
Al momento gli inquirenti sono riusciti a risalire all'identità delle due persone, un uomo e una donna, i cui corpi sono stati smembrati, rinchiusi in almeno tre valigie e abbandonati in un campo nei pressi del carcere fiorentino di Sollicciano. La chiave di volta nelle indagini è stata la scoperta di un tatuaggio a forma di ancora con sotto il nome della città albanese di Valona, sull'avambraccio dell'uomo. I carabinieri del reparto operativo, coordinati dalla pm Ornella Galeotti, hanno collegato quel tatuaggio a una coppia di origine albanese, incrociandolo con i dati sulle persone scomparse. In particolare, dall'analisi dei fascicoli è emersa una corrispondenza con il caso dei coniugi Shpetim e Teuta Pasho, scomparsi da Castelfiorentino nel novembre 2015, in circostanze mai chiarite.
La coppia era venuta in Toscana a trovare i figli, e aveva preso in affitto un appartamento a Scandicci. A rendere più fitto il giallo c'è poi una singolare circostanza, che non è sfuggita alla Procura: all'epoca della scomparsa, proprio il figlio della coppia era detenuto proprio nel carcere di Sollicciano, a poca distanza da dove sono stati abbandonati i corpi. Anche l'ultima telefonata della vittima alla figlia, in cui la donna diceva di non voler rispondere a nessuno, risale agli inizi del novembre di cinque anni fa.
Con il prosieguo delle indagini emergono poi altri dettagli inquietanti: i resti umani ritrovati nelle valigie erano avvolti da cellophane e nylon, legati con del nastro adesivo e protetti da una sorta di imballaggio. Nella prima ad essere scoperta c'erano un busto e una gamba maschile, nella seconda gli arti inferiori della donna e nella terza il busto di lei. Non è escluso che esista anche una quarta valigia, ed è per questo che da ieri i carabinieri stanno proseguendo con le ricerche nell'area vicina al carcere di Sollicciano, avvalendosi dei cani molecolari. Le operazioni sono rese difficili dalla presenza di rovi e arbusti, anche perché sembra che nessuno abbia calpestato quel terreno da almeno un paio d'anni.
Tra gli investigatori fiorentini si rafforza inoltre l'ipotesi secondo cui le valigie - ritrovate in un campo a poche di decine di metri l'una dall'altra lungo il tracciato della strada di grande comunicazione siano state gettate da una vettura in transito, in direzione Firenze. L'autore, o gli autori, avrebbero lanciato le valigie oltre le barriere sulla sopraelevata (due metri di pannelli fonoassorbenti). Resta da capire se la decisione di abbandonare i resti proprio in quel luogo abbia un particolare significato o sia frutto del caso, e se sulla vicenda si allunghi l'ombra di un serial killer che ha agito in maniera metodica.
Nelle prossime ore dovrebbe arrivare l'esito dell'autopsia sul corpo della donna, da cui si attendono certezze sulle cause della morte: da un primo riscontro sembra sia stata picchiata e strangolata, mentre secondo
il medico legale è invece ormai assodato che il compagno sia stato ucciso con una coltellata alla gola. In attesa di un ulteriore colpo di scena, il giallo dei cadaveri in valigia è ancora ben lontano dall'essere risolto.
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