Giorgia Meloni ha da tempo smesso i panni dell'underdog. E anche quelli dell'outcast (emarginato), tanto che la stampa internazionale ha perso l'abitudine di denigrarla o di sottostimarla. A metà febbraio un articolo del New York Times la esaltava. Secondo l'autore dell'articolo, Jason Horowitz, la Meloni è riuscita a smentire i pronostici: «Ha rassicurato l'establishment europeo. Ha dimostrato di essere solidissima sulla questione ucraina, si è allineata agli Stati Uniti e alla Nato e ha ritirato l'Italia dal grande piano di espansione economica della Cina in Europa».
Nell'ultimo numero della rivista statunitense The american conservative c'è un articolo sulla Meloni che già dal titolo promette incenso e allori: «La Meloni è meglio di quello che si pensa». Come nel caso del New York Times anche The american conservative elogia l'affidabilità della nostra presidente del Consiglio. Il suo sovranismo è più «disciplinato e rassicurante». La nostra premier ha saputo farsi ascoltare in Europa e ad essere anche incisiva nella lotto all'immigrazione clandestina. «L'Europa di oggi - scrive Ryan Girdusky - è un guscio vuto rispetto a quella che Berlusconi conosceva. Il Regno Unito si sta mescolando ai primi ministri come una repubblica delle banane. Emmanuel Macron ha perso la maggioranza legislativa ed è preoccupato per l'ascesa di Marine Le Pen. Olaf Scholz, cancelliere tedesco e parente sconosciuto al pubblico internazionale, ha indici di approvazione subacquea. I leader di tutta l'Ue si chiedono come arginare la crescente ascesa del populismo nazionale. Meloni ha colto questo momento diventando il leader fondamentale dell'Europa, guadagnando un'influenza all'interno dell'Europa di cui pochi altri leader italiani hanno mai goduto».
Se nel 2023 rispetto all'anno precedente è quasi raddoppiato il numero di migranti sbarcati illegalmente sulle coste italiane, nel 2024 il flusso si è drasticamente ridotto (fino al 67% nei primi tre mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2023). E questo grazie agli accordi bilaterali con Libia, Turchia e Tunisia. Accordi voluti e patrocinati dalla stessa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
E il rapporto von der Leyen-Meloni è una chiave per comprendere l'evoluzione della politica europea. Sin dal suo insediamento nell'ottobre del 2022 la Meloni ha stabilito un dialogo efficace con la von der Leyen e tanti osservatori non escludono che alla stessa rappresentante del Ppe potrebbe arrivare anche il sostegno dell'Ecr di cui la Meloni è al momento il rappresentante. Anzi, è notizia fresca lo stesso endorsement fatto dalla von der Leyen in uno dei primi appuntamenti elettorali a Maastricht dove ieri la candidata di punta del Ppe ha aperto alla possibilità di cooperare con i Conservatori e Riformisti Europei, mentre ha escluso qualsiasi possibilità di collaborazione con il gruppo Identità e democrazia di cui fa parte anche la Lega di Matteo Salvini.
La rivista statunitense benedice infine la riforma del premierato.
L'unica valida, a suo dire, per contrastare con vigore il cattivo uso - tutto italiano - di affidare da parte del presidente della Repubblica il governo del Paese a tecnocrati, evitando in questo modo di rispettare la volontà popolare.
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