"I contratti non sono prorogabili": tutta la verità sulla fine fallimentare dei navigator

Il ministero del Lavoro smentisce le voci sulla volontà di prorogare di due mesi i contratti: "Non è allo studio una norma per ulteriori utilizzi degli ex navigator"

"I contratti non sono prorogabili": tutta la verità sulla fine fallimentare dei navigator

Il governo conferma l'intenzione di apportare modifiche all'impianto del reddito di cittadinanza rispetto a come è stato concepito. Il che si traduce anche nella volontà di non rinnovare i contratti dei famosi navigator, ovvero le figure professionali con il compito di supportare i centri per l'impiego nel percorso rivolto ai beneficiari della misura targata Movimento 5 Stelle. In giornata è circolata la voce sulla possibile proroga dei contratti dei navigator, ma a stretto giro è arrivata la smentita ufficiale.

I contratti dei navigator

Nel pomeriggio l'Ansa ha riferito che l'esecutivo starebbe prendendo in considerazione l'ipotesi di prorogare i contratti dei navigator scaduti il 31 ottobre: un'opzione ancora in discussione che sarebbe quella di allungare i contratti di altri due mesi. Tuttavia sulla questione è intervenuto il ministero del Lavoro che, attraverso una nota diramata, ha voluto fare chiarezza e puntualizzare i veri obiettivi in merito alle figure di riferimento del reddito di cittadinanza.

Il dicastero ha fatto sapere che "detti contratti non sono prorogabili". In sostanza la proroga dei contratti degli ex navigator non è tecnicamente possibile. Il ministero del Lavoro ha inoltre precisato che invece è stata avviata "una mera attività ricognitiva tra le Regioni" sul tema e nell'ambito delle attività di coordinamento. "Eventuali ulteriori utilizzi degli ex navigator richiederebbero l'approvazione di una apposita norma, non allo studio del ministero", ha comunicato il dicastero.

Le modifiche al reddito di cittadinanza

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte sottolineato l'importanza di una revisione del reddito di cittadinanza. Al momento l'opzione più concreta sul tavolo è quella di limitarne l'accesso esclusivamente a quei cittadini che non risultano in grado di lavorare. In tal modo si apporterebbe un taglio alla platea di beneficiari, senza dunque smantellare improvvisamente e integralmente la misura. "Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare", aveva già spiegato il primo ministro.

Per Matteo Salvini occorre ripensare il reddito di cittadinanza per partorire Quota 102 nel 2023, dando quindi agli italiani la possibilità di decidere se andare in pensione a 61 anni con 41 di contributi: a suo giudizio un miliardo di euro potrebbe essere recuperato sospendendo per sei mesi la misura grillina a quei percettori che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da 18 mesi. E ha aggiunto: "Rivedere il rdc è un dovere morale. Spesso è diventato un disincentivo al lavoro. Bisogna tagliare sprechi e truffe spesso a carico di stranieri, migliaia di cittadini extracomunitari che prendono il reddito e poi tornano a casa".

Per ultimo anche Gennaro Sangiuliano ha sostenuto che il meccanismo merita di essere rivisto.

Il ministro della Cultura, intervistato a Porta a Porta su Rai 1, ha osservato che "il lavoro non è legato soltanto a un salario, doveroso, ma anche a promuovere la realizzazione della propria persona attraverso il lavoro".

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