I "copia e incolla" dell'ong di Panzeri per ottenere finanziamenti a sei zeri

Così l'ex deputato del Pd riusciva ad ottenere fondi europei preclusi alla maggioranza delle associazioni, senza presentare mai bilanci

I "copia e incolla" dell'ong di Panzeri per ottenere finanziamenti a sei zeri

Pochi mesi per scrivere quattrocento pagine di rapporto sulle violazioni dei diritti umani nell'intero pianeta: e per incassare un finanziamento da duecentomila euro dal Parlamento europeo. Tra i miracoli di Fight Impunity, la ong fondata dall'ex eurodeputato pd Antonio Panzeri, c'è anche la sorprendente rapidità con cui ai suoi esordi la ong sforna il suo rapporto, pubblicandolo attraverso una piccola casa editrice milanese. Un esempio di superefficienza o, come appare più probabile, un clamoroso «copia e incolla».

Ad analizzare la vicenda è ieri Le Soir, il quotidiano belga che per primo ha portato allo scoperto il Qatargate. E che ieri definisce senza mezzi termini la Ong di Panzeri «il paravento ideale per attività sospette».

Tra le tante anomalie della associazione - nel cui board fino al momento dello scandalo sedevano nomi prestigiosi, da Federica Mogherini a Emma Bonino al premio Nobel Denis Mukwege - c'è che nei tre anni trascorsi dalla sua fondazione, il 25 settembre 2019, Fight Impunity non ha mai depositato il suo bilancio al tribunale di Bruxelles. Al terzo anno in teoria si dovrebbe venire cancellati, ma in questo caso non è successo.

Anzi, la ong riesce in breve tempo a ottenere aiuti che enti ben più noti faticano a incassare. Dalla sua, ha il tessuto di relazioni creato da Panzeri in tre mandati da europarlamentare e l'appoggio esplicito di suoi cari amici come la deputata belga Marie Arena. Secondo Le Soir, le richieste di finanziamenti a Fight Impunity vennero sponsorizzate oltre che dalla Arena da Isabel Santos, portoghese, anche lei deputata del gruppo Socialisti & Democratici. Il 23 febbraio 2021, ad appena un anno e mezzo dalla sua fondazione, Fight Impunity si vede assegnare 175mila euro di finanziamento. Una performance che lascia di sasso gli esperti del settore intervistati dal quotidiano belga.

A stupire è in particolare la storia del rapporto «Impunità nel mondo» pubblicato da Fight Impunity alla fine del 2020, e presentato al Parlamento in bozze l'11 dicembre 2020. Quando l'anno dopo va in stampa, assomma a 430 pagine. Nel mondo dei difensori dei diritti umani, che una struttura neonata partorisse in poche settimane una simile fatica destò un certo stupore. Le Soir sottolinea come il libro in realtà nell'introduzione appaia realizzato da un'altra realtà, l'Associazione Società Informazione onlus, e i diritti appartengano alla casa editrice milanese Milieu. La quale in realtà avrebbe ricevuto il file dalla ong di Panzeri e si sarebbe limitata a farlo stampare in poche centinaia di copie.

Quindi Fight Impunity si limita a copiare il rapporto annuale che dal 2003 viene realizzato da Società Informazione e da Diritti Globali, dietro i quali ci sono la Cgil e numerose altre sigle sindacali.

Tra queste la Ituc, la federazione internazionale il cui segretario era il friulano Luca Visentini, arrestato insieme a Panzeri e scarcerato poco dopo. Grazie al «copia e incolla» del rapporto Fight Impunity si accredita ancora di più a Bruxelles. E iniziano a fioccare i quattrini.

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