
«È l'inizio della liberazione in America». Donald Trump ha esordito così annunciando dazi «permanenti» del 25% su tutte le auto non fabbricate negli Stati Uniti, comprese quelle dei marchi Usa che però vengono assemblate all'estero. Nella conferenza stampa dallo Studio Ovale iniziata ieri dopo le 22, con più di un'ora di ritardo, il presidente ha puntato il dito contro i Paesi che «fanno affari nel nostro Paese e che si prendono i nostri posti di lavoro e la nostra ricchezza. Abbiamo perso troppo. Amici e nemici hanno preso molto dal nostro Paese, e spesso gli amici sono stati peggiori dei nemici». E poi ha aggiunto: «I dazi incoraggeranno i produttori di automobili a investire negli Usa, stanno già cercando siti, sono già arrivati più di 5mila miliardi di dollari». Questo grazie anche allo sviluppo di nuove tecnologie: «L'intelligenza artificiale è una nuova frontiera del business, con stabilimenti che sorgono ovunque». Poi ha spiegato che la Casa Bianca sta lavorando per facilitare la crescita dell'industria attraverso «autorizzazioni rapide» e infrastrutture energetiche adeguate. Non solo. «Chi acquisterà con un finanziamento un'auto prodotta in America potrà dedurre gli interessi dalla dichiarazione dei redditi», ha spiegato.
I dazi sulle auto entreranno in vigore dal 2 aprile, quando però scatterà anche un nuovo round della guerra commerciale contro Canada, Messico e la «dirty 15», la sporca quindicina, ovvero il 15% dei Paesi che hanno il maggiore surplus nei confronti degli Stati Uniti tra cui la Ue. Gli Usa incasseranno «da 600 a mille miliardi di dollari in due anni», ha detto Trump, aggiungendo che i dazi reciproci saranno «indulgenti». E che gli Stati Uniti applicheranno nuove tariffe anche sui prodotti farmaceutici e sul legname importati.
La visita a Washington del commissario europeo del Commercio, Maros Sefcovic, e del capo di gabinetto di Ursula von der Leyen, Bjorn Seibert, non avrebbe portato i risultati sperati sul fronte di una possibile mediazione. Sefcovic, secondo quanto riportato dal Financial Times, si aspetta che Trump emani nei confronti dell'Europa dazi del 20% e che tali tariffe si applichino in modo uguale ai 27 Stati membri. Il Commissario ha avvertito i funzionari americani che una tariffa del 20% sulle importazioni dalla Ue sarebbe «devastante». Ma il segretario al commercio statunitense Howard Lutnick e il rappresentante per il commercio Jamieson Greer sarebbero stati irremovibili. Dopo la conferenza stampa di Trump, la presidente della Commissione von der Leyen ha dichiarato di essere «profondamente rammaricata» e che Bruxelles «continuerà a cercare soluzioni negoziate, salvaguardando al contempo i suoi interessi economici».
Quanto all'Italia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a chi le ha chiesto ieri come tutelare il Made in Italy dai dazi ha risposto: «Con la diplomazia». Dal governo italiano è intervenuto anche il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Condivido le parole del presidente Mattarella, aumentare i dazi non conviene a nessuno, affronteremo la situazione, studieremo, reagendo con calma. E anche nella trattativa che dovremo fare con la nuova amministrazione degli Stati Uniti, dobbiamo ricordare sempre che l'Europa ci dà forza. Trattare uno per uno non conviene», ha aggiunto Tajani.
Sui mercati resta alta la tensione. Le Borse europee hanno chiuso (prima che parlasse Trump) in calo, dopo una seduta all'insegna del nervosismo. A Milano il FtseMib ha ceduto lo 0,83%, Francoforte l'1,17%, Parigi lo 0,96% e Madrid lo 0,39 per cento.
In controtendenza solo Londra (+0,3%). Indici in rosso anche a Wall Street con pesanti vendite per Tesla (-5,58%) e General Motors (-3,12%). Trump ieri ha detto di non essere particolarmente preoccupato: «Se la caveranno».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.