Tempi duri per il Movimento 5 Stelle, non solo dal punto di vista politico, ma anche sotto il profilo economico. Sono diverse le persone e le società che hanno emesso fattura per i servizi prestati alla forza politica di governo e che non hanno ancora incassato i bonifici. Qualcuno ha già messo in mora i pentastellati, qualcun altro sta pensando di farlo in tempi stretti. Una scure sta per abbattersi, quindi, sulla testa del leader Giuseppe Conte e sull’intero movimento. Come riporta il quotidiano la Repubblica, già un mese fa, Enrica Sabatini, socia di Davide Casaleggio, aveva lanciato l’allarme. “Ci sono più soggetti che si sono dovuti rivolgere agli avvocati per avere ciò che gli spetta. È imbarazzante – aveva dichiarato – professionisti costretti a vie legali verso una forza politica che governa il Paese, ma che non ha neanche la dignità di rispettare le proprie obbligazioni verso dei lavoratori”.
A rendere il clima ancora più incandescente, ci ha pensato, poi, il fondatore Beppe Grillo, il quale ha firmato un contratto con il movimento da 300mila euro. La notizia ha rizelato i fornitori, già sul piede di guerra contro i pentastellati: non si può certo accettare che i 5 Stelle possano pagare Grillo senza aver saldato i loro debiti esterni. L’ammanco ammonterebbe proprio a 300mila euro, anche se i vertici del movimento gettano acqua sul fuoco assicurando che un po’ alla volta stanno pagando tutti. Il problema più serio, però, potrebbe arrivare dal fuoco amico. I pentastellati non sono più quelli della fondazione: Casaleggio è morto, Grillo è sempre più lontano e ora c’è l’ex premier Conte a gestire. Coloro che prestavano la loro opera a vantaggio dei 5 Stelle gratuitamente o chiudendo un occhio sui ritardi nei pagamenti potrebbero adesso cambiare idea.
È il caso, per esempio, del notaio Valerio Tacchini, il quale non ha intenzione più di lavorare gratis ed è pronto a presentare il conto. La pensa allo stesso modo anche l’avvocato Andrea Ciannavei che è stato molto vicino a Grillo e che adesso è stato messo da parte da coloro che dirigono il movimento. Della delicata vicenda se ne sta occupando il tesoriere Claudio Cominardi, il quale non si trova nella posizione migliore.
A differenza dei gruppi parlamentari, che hanno le casse piene, il movimento è in gravi difficoltà anche perché gli eletti sembra non stiano versando la loro quota di 2.500 euro al mese. Sono in tanti a tenere l’indennità per sé, ragionando su ciò che accadrà nel futuro. Molti dei parlamentari, infatti, non avranno una nuova chance di ritornare in Parlamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.