I franchi tiratori si preparano a impallinare Letta. E Renzi già esulta

Ballano 40 voti. M5s in frantumi, le Autonomie tentennano e tra i dem c'è chi è pronto allo sgambetto: "Insensato il muro contro muro". Il leader di Iv: "Ce la facciamo anche stavolta"

I franchi tiratori si preparano a impallinare Letta. E Renzi già esulta

Ricordate lo slogan «o Conte o voto» del Pd, che precedette di poco la nascita del governo Draghi con i voti del Pd ?

Ecco, la possibilità che sul ddl Zan contro l'omotransfobia vada a finire nello stesso modo si è materializzata lunedì, quando all'improvviso, sulle agenzie, è comparsa una dichiarazione del mitico Lello Ciampolillo. Ossia il fantasioso fuoriuscito dal Movimento Cinque Stelle (noto per aver vissuto su un ulivo per risparmiarlo dall'abbattimento causa xylella) che offrì il suo generoso sostegno al governo Conte Ter poco prima che esso franasse nel nulla. Ora Ciampolillo annuncia di voler votare il ddl Zan per difenderlo dal «tradimento» di chi, come Matteo Renzi, propone modifiche del testo per sottrarlo alla palude dei voti segreti e dei veti incrociati del Senato. E in casa Pd si sprecano i gesti apotropaici.

La questione comunque è semplice: i voti per approvare così com'è il testo del ddl Zan al Senato non ci sono. Non ci sono mai stati, in verità, ed è per questo che numerose voci, dentro e fuori il Pd, avevano avvertito che a Palazzo Madama qualche mediazione sarebbe stata necessaria, almeno sui punti più controversi. La risposta del Pd, finora, è stata no. Ripetuta anche ieri, quando la Lega ha proposto di espungere la formula «identità di genere» per approvare sostanzialmente il resto del testo, che approderà in aula il 13 luglio. I conti sono presto fatti: oltre a Italia viva, che ha presentato emendamenti in questo senso per «salvare la legge», e che conta 17 senatori, i calcoli più ottimisti dicono che almeno 6/7 senatori dem (tra cui ad esempio la sottosegretaria sponsorizzata da Michele Emiliano Assuntella Messina e i cattolici Mino Taricco, Andrea Ferrazzi e Stefano Collina, oltre a chi ha sollevato obiezioni da sponde femministe, e senza contare chi nel segreto dell'urna vuol mandare un messaggio al segretario) sono pronti a votare le modifiche respinte dal Nazareno. Ma anche nei Cinque Stelle la situazione è caotica: secondo quanto ha confidato il capigruppo Ettore Licheri ad alcuni colleghi, «Almeno sei dei nostri voterebbero no al ddl Zan per ragioni etiche», e quindi sono pronti ad approvare eventuali modifiche. Ma lo stesso Licheri confessa di non saper calcolare quanti dei suoi potrebbero votare in dissenso per ragioni che esulano dal merito, visto il caos politico che dilania il partito. Ieri, poi, il gruppo delle Autonomie (8 senatori che finora avevano votato con il Pd) si è schierato a favore della mediazione proposta da Iv: «Con meno rigidità e un po' di buona volontà si può trovare un'intesa, invece di continuare la guerra su assurde formalità», ha detto la capogruppo Julia Unterberger. Così ne mancherebbero quasi 40. A voto segreto, dunque, alcune modifiche sono matematicamente destinate a passare. «Mi sa che alla fine vinciamo pure questa», dice Matteo Renzi ai suoi senatori, ricordando il blitz con cui fece approvare le Unioni civili. .

Ma la linea Letta resta inflessibile: «Andiamo in aula e approviamolo così com'è». Un nutrito gruppo di senatori dem ha chiesto una riunione con lui per capire se ci siano margini di trattativa. «Andare al muro contro muro sapendo già che perderemo è insensato», dice un dirigente dem, ricordando che alla Camera, in prima lettura, era stato preso l'impegno a correggere i punti più controversi del testo al Senato. Si registrano eloquenti silenzi da parte di personaggi di primo piano come i ministri Franceschini (che ieri si è trincerato dietro un «no comment») e Guerini, o come Bonaccini. Ma la posizione del Nazareno per ora non cambia: o tutto, o niente.

Tanto che un dem del Senato osserva: «Evidentemente si valuta che questa sia la linea win win: si dimostra a Fedez e simili di essere inflessibili sul ddl Zan, sapendo che comunque andrà a morire e facendo così felice anche il Vaticano».

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