Duro monito del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sulla vicenda dei deputati, tra cui vi sarebbe anche un esponente pentastellato, che usufruiscono del bonus Inps da 600 euro messo garantito dal governo per le partite Iva in difficoltà a causa della crisi economica provocata dal coronavirus. "Tra i 5 deputati leggo che ci sarebbe anche un esponente dei 5 Stelle. Non mi importa da quale forza politica provengano, so soltanto che questi 5 deputati non possono più rappresentare le istituzioni. Così come hanno avuto il coraggio di prendersi un bonus di 600 euro guadagnando uno stipendio di 13mila euro netti al mese, adesso abbiano il coraggio di uscire allo scoperto Abbiano il coraggio di mostrarsi agli italiani”, ha scritto il ministro in un post apparso su Facebook.
Sapere i nomi dei politici che usufruiscono del bonus non è possibile per questioni legate alla privacy ma forse è stato trovato un modo per aggirare l’ostacolo del "diritto alla riservatezza". Lo stesso Di Maio ha, infatti, rilanciato la proposta avanzata questa mattina dal capo politico del M5s, Vito Crimi, che invitava tutti i parlamentari pentastellati a sottoscrivere una dichiarazione per autorizzare l'Inps a fornire i dati di chi ha usufruito del bonus perché "un fatto cosi grave non può passare senza conseguenze".
Il ministro ha garantito di essere pronto ad aderire all'idea sulla rinuncia alla privacy così da autorizzare l'Inps a pubblicare i nomi. Ma allo stesso tempo Di Maio ha invitato anche tutti i parlamentari di ogni forza politica a fare lo stesso. "Il mio- ha spiegato- è un appello rivolto a tutti i leader dei partiti: chiedano ai loro eletti di rinunciare alla privacy e permettano all'Inps di rendere pubblici i nomi di questi approfittatori. E nessuno pensi di scaricare proprie colpe su altri, mettendo di mezzo ad esempio i commercialisti per salvarsi".
Ma non c’è solo la proposta dei 5s che potrebbe fare luce sui nomi dei deputati che hanno usufruito del bonus. Come spiega La Repubblica esiste la delibera 59 del 15 luglio 2013 dell'Anac, l'Autorità anticorruzione, che potrebbe costringere l'Inps a non far valere la privacy. In base a questa delibera è esclusa la pubblicazione dei dati identificativi delle persone fisiche che hanno ricevuto aiuti da parte dello Stato solo se da tali elementi sia possibile ricavare informazioni relative allo stato di salute ovvero alla situazione di disagio economico-sociale degli interessati.
Nella sua delibera l’Anac fornisce l'interpretazione autentica dell'art.26 del Decreto legislativo 33/2013 che riordina "la disciplina riguardate il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni" stabilendo la trasparenza sulla privacy quando in ballo ci sono risorse pubbliche erogate mediante sovvenzioni, contributi, sussidi e vantaggi economici di altro tipo. In questo caso tutte le amministrazioni dello Stato, tra cui l’Inps, sono obbligate a pubblicare i dati. Anche superando gli eventuali regolamenti interni ai singoli enti ed istituti che, invece, lo vietano.
Ma c’è anche un altro punto. Il decreto legislativo 33 del 2013 di cui si occupa l'Anac prevede che si debbano rendere noti solo gli elenchi di quanti hanno ricevuto attribuzioni di importo complessivo superiore a mille euro nel corso di uno stesso anno solare. Il bonus era di 600 euro ma, in base alle disposizioni del Cura Italia, bastava chiedere l'indennità di marzo per vedersi accreditare in modo automatico anche quella di aprile. Così facendola somma erogata al medesimo beneficiario nel corso dell'anno solare sale a 1.200 euro.
Le polemiche politiche proseguono. Alla proposta di Crimi ha aderito anche il viceministro al Mise, Stefano Buffagni, che su Facebook ha scritto di essere "pronto a firmare dichiarazione ad Inps sulla mia rinuncia alla privacy, lo devono fare tutti i parlamentari!!! La trasparenza su chi ha avuto la faccia tosta di richiedere quelle somme è fondamentale". Ma dalla maggioranza arriva un invito alla cautela. Il vice presidente della Camera ed esponente di Italia viva (tra i 5 che hanno usufruito del bonus da 600 euro vi sarebbe un parlamentare del partito guidato da Matteo Renzi, ndr), Ettore Rosato, ha affermato che "questo modo di fare servizio pubblico da parte dell'Inps è barbaro. A noi di Italia viva non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus. Invitiamo formalmente Inps che ha diffuso questa informazione a smentire la notizia del nostro coinvolgimento o a rendere pubblici i nomi".
Dall’opposizione, invece, si alza la voce del senatore di Forza Italia, Andrea Cangini. Attraverso i social, l’esponente azzurro ha lanciato una accusa proprio a Luigi Di Maio. "Sommesso appello ai colleghi giornalisti: finita di spolpare, come è giusto, la notizia dei cinque deputati senza dignità né onore che hanno abusato di risorse pubbliche, non trascurate che ad incidere davvero sulla politica e sulla società sono altre due notizie, in effetti "clamorose"- ha dichiarato il senatore.- La prima: il ministro degli Esteri in carica ha indotto il direttore di un istituto pubblico da lui nominato a mettere alla gogna cinque parlamentari (che andrebbero cacciati a calci, ma che non hanno violato la legge) per influenzare il voto democratico su un referendum costituzionale di prossimo svolgimento. La seconda: il caso dei 5 deputati ha messo in luce il fatto che un decreto, il Rilancio, votato dal ministro Luigi Di Maio e da tutti i parlamentari di M5s, Pd, Italia Viva e Leu ha consentito migliaia di "abusi" sperperando milioni di euro di denaro pubblico nel pieno di un dramma nazionale dovuto al fatto che il denaro pubblico scarseggia”.
La deputata di Fi, Annagrazia Calabria, si è chiesto dove sono finiti il senso della morale e rispetto per il Paese eha aggiunto: "Quanta miseria quei colleghi parlamentari e consiglieri regionali che hanno richiesto e ottenuto il bonus partita Iva. Uno sfregio ai milioni d'Italiani che hanno perso il lavoro a causa del Covid19". Non meno tenero è il commento del senatore Gianluigi Paragone che ha affermato come sia "quantomeno indegno e vergognoso che parlamentari che percepiscono 12mila euro al mese abbiano chiesto il bonus dei 600 euro per lavoratori e partite Iva". L’ex parlamentare 5s ha inviato il Presidente dell'Inps a "rendere noti i nomi dei 5 onorevoli furbetti e che i partiti politici di appartenenza prendano immediatamente provvedimenti. Chi usufruisce di un contributo pubblico, prende soldi della comunità e per questo non può farsi scudo della privacy, a maggior ragione se parlamentare della Repubblica. Questo episodio dimostra, ancora una volta, quanto le norme di questo Governo siano scritte male e senza criterio".
Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi, ospite alla trasmissione 'Start' su Skytg24 è andato più nello specifico ed ha lanciato un attacco al governo che, a sua aviso, ha compiuto un errore. "Il decreto- ha spiegato il deputato- avrebbe dovuto prevedere uno scudo per evitare che le categorie con fatturati o indennità importanti potessero consumare le risorse che lo Stato ha stanziato per le partite Iva, a iniziare dai parlamentari.
I 5 Stelle si confermano comunque il peggior partito della storia repubblicana perché se venisse confermato che tra i parlamentari furbetti ci sta anche un grillino, dopo il ministro Azzolina che partecipa al concorso per dirigenti scolastici, il reddito di cittadinanza dato a pregiudicati e terroristi, la scarcerazione di oltre 300 boss mafiosi, la vicenda delle finte ricevute di bonifico per eludere la donazione alle micro imprese… cadrebbe un altro caposaldo di un Movimento che ha perso per intero la sua presunta identità".
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