Tra meno di due mesi saremo chiamati alle urne per le Politiche. E la campagna elettorale è in pieno svolgimento, accompagnata dalla presentazione dei programmi dei vari partiti in campo e anche delle loro relative promesse.
È molto difficile e forse impossibile conoscere oggi con relativa precisione quelli che saranno i risultati del voto. Manca ancora troppo tempo al giorno in cui ci si recherà alle urne. E tutti i numerosi (e, nella maggior parte dei casi, accurati) sondaggi che vengono realizzati in questi giorni scontano una quantità rilevante di mancate risposte (per reticenza e indecisione), che rende insicura la stima pubblicata. In più, il margine di approssimazione statistico, insito nelle ricerche stesse, complica in misura ancora maggiore la previsione del risultato. Esso comporta infatti una possibile variazione di almeno il 3% su ogni dato rilevato: una percentuale così ampia da essere in grado di mutare anche significativamente il peso di ciascuna forza e tutto lo scenario.
Comunque, riferendosi alla media degli ultimi sondaggi pubblicati, l'alleanza delle formazioni di centrodestra (Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia) si conferma lo schieramento di maggiore peso, con un seguito complessivo del 34,6% (al cui interno Forza Italia è il maggior partito) ma alcuni sondaggi lo danno addirittura al 39% e un accentuato trend di crescita nelle ultime settimane. I flussi verso il centrodestra provengono in buona misura da elettori che si erano staccati da quest'ultimo negli ultimi anni (dirigendosi verso l'astensione e anche verso il M5s) e che sembrano ora tornare. Questo trend suggerisce la possibilità ma, come abbiamo detto, i sondaggi sono ancora insicuri che il centrodestra vinca le elezioni, se, come ha argomentato il Prof. Salvatore Vassallo (Università di Bologna) sull'«Atlante elettorale» della società italiana di Studi Elettorali, con il «Rosatellum» sembra bastare un consenso del 38-39% per ottenere la maggioranza in Parlamento.
Segue il M5s, con una percentuale di consenso attorno al 28%. Dichiarano di avere intenzione di votarlo in particolare i giovani (soprattutto quelli dai 25 ai 35 anni, mentre i 18enni neo elettori sono ancora per lo più indecisi), con una forte concentrazione tra le persone con basso titolo di studio e i non occupati, categorie queste forse più sensibili alle tematiche della disaffezione dalla politica e della protesta contro tutto e contro tutti.
Infine, il Pd fa registrare nelle ultime settimane una costante contrazione e si attesta oggi sotto il 24%.
Ma su tutto ciò si attesta l'incertezza sul possibile comportamento degli indecisi. Un'analisi effettuata qualche tempo fa indica come circa un terzo dei cittadini chiamati alle urne assuma la sua decisione definitiva nel corso degli ultimi quindici giorni prima della consultazione. Questo settore di elettorato è fortemente influenzato dalla campagna elettorale e dalle dichiarazioni dei leader alla televisione nel periodo precedente al voto.
Oggi si dichiara indecisa una quantità rilevantissima di popolazione. Essa varia, a seconda dei sondaggi, dal 42 sino al 49%, secondo quanto risulta da una rilevazione effettuata dall'Istituto Eumetra Mr di Milano. Si può quindi dire che poco meno di metà dell'elettorato oggi non ha ancora completamente maturato il proprio orientamento di voto.
Sul piano della caratterizzazione sociale, il dato prevalente di questa larga fetta di cittadini è caratterizzato dall'età: si tratta infatti in larga misura di giovanissimi. Ancora, il dubbio su cosa votare si registra in misura maggiore tra quanti risiedono nel Nord-Est, tra chi abita nei centri di minore dimensione e tra chi esercita lavori subordinati o comunque di livello meno elevato o chi non ha un lavoro del tutto.
Ma l'elemento determinante dell'indecisione (e anche della potenziale astensione) sembra essere soprattutto l'esperienza elettorale: tra quanti affrontano oggi per la prima volta il voto, addirittura quasi sette su dieci (il 67%) afferma di essere ancora incerto e non risponde quindi al quesito sull'intenzione di voto formulato nei sondaggi. È una grande platea, inevitabilmente inesperta della politica e delle sue tortuosità, che i partiti debbono cercare di conquistare e che rappresenta la vera incognita del prossimo esito elettorale. È probabile che, come di consueto, una parte di costoro finisca con l'astenersi e che una quota ancora maggiore scelga il partito da votare distribuendosi tra le diverse opzioni nello stesso modo e nella stessa proporzione di chi oggi ha invece già deciso.
Ma, al tempo stesso, molti di questi giovanissimi elettori aspettano ancora indicazioni dai partiti sul loro futuro e sulla loro collocazione nel Paese. Saranno dunque le loro scelte a determinare in buona misura il risultato vero.
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