C'è una libraia indipendente di Tor Bella Monaca, a Roma, che si rifiuta di vendere il libro di Giorgia Meloni al grido di: "Mejo pane e cipolla". È ben presto diventata il nuovo Che Guevara della sinistra, che la utilizza in modo strumentale senza rendersi conto che ad esserne danneggiata è la stessa filiera editoriale. Innanzitutto, la libraia "ribelle" non è la prima né l'ultima. Si tratta infatti di un meccanismo molto utile e molto collaudato per farsi pubblicità gratis (e indirettamente per fare pubblicità al libro) grazie alle leve però di una sola corrente di pensiero ideologico-culturale-intellettuale (?). È successo con le biografie di Matteo Salvini, è successo addirittura con i libri di Bruno Vespa etc.
In Italia per fortuna esistono centinaia di librai che svolgono la professione per quello che è: un servizio. Librai che accompagnano i clienti nella scelta del libro giusto per loro (non per le idee del libraio); librai che utilizzano tutti gli strumenti a disposizione per procurare un libro richiesto (cosa non scontata); librai che selezionano personalmente le schede editoriali e che conoscono (senza giudicare) realtà editoriali grandi e piccole, compresi cataloghi e parchi autori.
Poi, purtroppo, ci sono gli altri. Quelli inseriti in meccanismi editoriali vecchi e stantii, quelli pigri, quelli che selezionano i titoli in base ad indicazioni calate dall'alto che sono sempre e comunque appannaggio dei soliti noti, quelli che offrono ai clienti che chiedono libri "impegnati" risposte vaghe ed evasive per privilegiare la propria scelta di catalogo. E anche quelli ideologizzati, pronti a fare incetta di libri spazzatura di autori, intellettuali e giornalisti di una certa area politica (a prescindere dalla qualità del libro) e a considerare materiale da macero gli altri. Sono anche quelli che, così facendo, barattano una effimera ricaduta pubblicitaria nel breve per un futuro quantomeno incerto. Perché, consapevoli o meno, non fanno altro che alimentare Amazon e l'e-commerce.
Le persone acquisteranno comunque il libro di Giorgia Meloni, da chiunque sarà disposto ad offrire il servizio: se è un libraio, meglio per il libraio, per la libreria e per gli avamposti culturali; se non è un libraio, meglio per Jeff Bezos. Che non si rimproveri poi la marginalità della politica invocando leggi che dovrebbero penalizzare Amazon (spesso giustamente) per tutelare le librerie. Perché se sono i librai i primi a fare tutto tranne che il proprio lavoro, i risultati non potranno che essere quelli che suggerisce la libraia di Tor Bella Monaca nel suo atto di "disobbedienza": pane e cipolla.
La cosa davvero molto ironica, infine, è che molti dei fenomeni del web che sponsorizzano questa storia, come Lorenzo Tosa, oltre ad essere i paladini della cultura a senso unico (un ossimoro), sono anche i primi a scagliarsi contro le censure, i
boicottaggi, le repressioni, salvo poi pretendere l'utilizzo esclusivo di uno strumento universale - come la cultura - per evitare il confronto con un avversario a cui preferiscono applicare il bavaglio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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