Edoardo Rixi, sottosegretario leghista alle Infrastrutture e dei Trasporti, parla al Giornale della centralità strategica del Ponte sullo Stretto e delle grandi infrastrutture.
C'è chi da sinistra, da più parti, continua ad attaccare l'opera...
«Penso che il nostro sia un Paese che deve avere il coraggio di amare se stesso e di credere alle proprie imprese. Dobbiamo guardare all'Europa e al Mediterraneo in maniera positiva. Il Ponte sullo Stretto è un grande progetto, uno sul quale non abbiamo mai avuto coraggio di andare in fondo. Noi - e dobbiamo ricordarcelo - siamo ancora gli italiani capaci di stupire il mondo per le opere che facciamo. Noi siamo lo scacchiere del Mediterraneo. Il nostro compito è anche quello di non assecondare la dinamica internazionale che ha visto il baricentro spostarsi dall'Europa al Nord Europa, sino al Sud est asiatico. Credo che, da questo punto di vista, il tema sia la volontà. Se vogliamo essere un Paese industrializzato, dobbiamo dimostrare al mondo di saper fare queste opere. Come nel caso del Ponte di Genova: qualcuno non credeva che ce l'avremmo fatta in due anni, alla fine ci abbiamo messo anche meno»
In concreto sullo Stretto?
«Dobbiamo far rivivere quel bando, quel progetto, adeguarlo. Perché un bando allora ci fu. Vogliamo chiudere i contenziosi, e realizzare un progetto a cui hanno partecipato grandi ingegneri di caratura internazionale. Partire dalla Sicilia e dalla Calabria vuol dire dimostrare al mondo che anche là si possono fare opere pubbliche di ampio profilo. E dobbiamo dire grazie al ministro Salvini. Nel mercato odierno, chi non primeggia viene escluso. Se pensiamo di fare economia di scala con Cina e States siamo già morti. Dobbiamo avere un guizzo in più. Pensiamo che partendo nell'immediato e riaprendo i cantieri, saremo in grado di stupire di nuovo il mondo. Bisogna cambiare il paradigma della percezione dell'Italia».
Il rigassificatore di Piombino: ormai ci siamo.
«Dobbiamo andare avanti, coinvolgendo i territori e dare compensazioni territoriali. Ma dobbiamo pure essere indipendenti sotto il profilo energetico. Ora i rigassificatori servono a soddisfare transitoriamente i bisogni energetici del Paese. In futuro mi auguro che ci sia un rilancio del nucleare di 4a generazione. Dobbiamo tornare a investire in energia pulita e in fonti che ci consentano di non dipendere dalla geopolitica internazionale. Però abbiamo un ulteriore grande compito: siamo l'unica nazione con una vocazione prettamente mediterranea. Non ce l'ha la Francia, che è concentrata su Parigi, e non ce l'ha la Germania, che guarda al Nord. A noi il compito di rimettere il Mediterraneo al centro d'Europa».
L'Italia dei No però permane.
«Sì, è quella che ha fatto venire giù il ponte Morandi. Quella di quelli che scrivevano che il Morandi sarebbe sopravvissuto, che non c'era bisogno di metterci mano. La stessa che ha fermato i lavori della Gronda. L'Italia che non vuole andare avanti e non accetta le sfide è quella che condanna l'Italia al pietismo internazionale. Noi non possiamo andare in giro con il cappello in mano, siamo una delle nazioni più sviluppate al mondo. Un luogo dove la politica dei no non può esistere. Può esistere un miglioramento progetti, con considerazioni sullo sviluppo sostenibile.
Ma questo vuol dire trovare soluzioni intelligenti e non frapporre no assurdi e ideologici. Il Ponte sullo Stretto, per dire, sarà fondamentale pure sotto il profilo ambientale, per via del quantitativo di Co2 che l'opera è destinata a ridurre».
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