«Non ci si può illudere di poter cambiare la Costituzione con l'art. 138. Ha fallito il centrodestra così come il centrosinistra. L'Assemblea di riforma costituzionale è il metodo giusto».
La Fondazione Luigi Einaudi lancia il suo affondo e chiama a raccolta le forze politiche per procedere a un profondo restyling del nostro impianto costituzionale. L'idea è quella di sfruttare l'abbrivio del governo di unità nazionale per unire le forze in un grande progetto di riforma e riaccendere lo spirito costituente. Lo strumento a cui si pensa è quello di un disegno di legge per l'istituzione di un'Assemblea costituente da eleggere insieme al prossimo parlamento.
«È il frutto di mesi di lavoro», spiega il presidente della Fondazione, Giuseppe Benedetto. «Da oggi mettiamo insieme il primo gruppo di parlamentari pronti a sottoscrivere la proposta e avviare l'iter. È un contributo che la Fondazione Einaudi offre al dibattito e all'avvio di un indilazionabile confronto politico per una revisione organica della nostra Costituzione».
Alla conferenza stampa di presentazione partecipano parlamentari di Forza Italia, Lega, Pd, Fratelli d'Italia e Italia Viva. La proposta, commenta Ignazio La Russa «va presentata da più partiti, c'è bisogno di avviare un percorso di riforme in maniera organica». «È un'iniziativa utile per scuotere l'albero delle riforme - concorda Marco Di Maio di IV - sulle quali si sta marciando a spezzatino». Un plauso all'iniziativa arriva anche da Dimitri Coin e Andrea Ostellari della Lega e da Andrea Cangini di Forza Italia che propone di «eleggere entro sei mesi una assemblea che aggiorni la Costituzione entro la fine della legislatura» all'insegna dell' «ora o mai più». Simone Baldelli si chiede «può il Parlamento, nel pieno delle sue funzioni e a due anni dalla scadenza occuparsi di se stesso o è necessario istituire un percorso parallelo che si occupi delle riforme?». Il dem Andrea Marcucci si autodefinisce «un recidivo». «Non ho smesso di pensare dopo il 2016 che serva mettere mano al bicameralismo e al rapporto con le Regioni». L'appoggio al progetto arriva anche dal senatore Pd Tommaso Cerno.
Oltre al metodo, l'attenzione inizia a concentrarsi anche sul merito. Per il costituzionalista Alfonso Celotto - che con la Fondazione ha seguito la redazione del disegno di legge - «la nostra Costituzione va revisionata, sia nella prima parte, per rendere attuali alcuni diritti che sono emersi, come la riservatezza, il mondo di internet e anche della televisione e ancor più nella seconda. Deve essere rivisto il bicameralismo e il ruolo delle regioni. E non è possibile farlo con il metodo dell'articolo 138». L'azzurra Annagrazia Calabria, infine avverte: «La necessità di rilanciare l'Italia dopo una drammatica fase storica e lo spirito autentico di solidarietà nazionale ricordano quelle che tennero a battesimo la nostra Costituzione.
Ma da liberale formulo un avvertimento: non possiamo mettere mano alle regole del gioco, alla riforma della Carta, se non elidendo dal contesto ogni spirito populistico, ogni frenesia social. C'è una differenza enorme e decisiva fra democrazia e demagogia».
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