I pm sul "metodo Casarini". Sbarchi solo per far soldi

Secondo la Procura di Ragusa la Ong trattava con gli armatori per garantirsi denaro a fronte di un loro intervento in mare

I pm sul "metodo Casarini". Sbarchi solo per far soldi
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Quello con i danesi della Maersk Etienne non sarebbe stato l'unico contatto con le compagnie armatoriali pianificato da parte dell'ex no global Luca Casarini(nella foto) e del capo missione della Mare Jonio Giuseppe Caccia, indagati con altre persone dalla Procura di Ragusa per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'ipotesi dei pm è che dietro l'operazione di trasbordo di 27 migranti dal rimorchiatore Maersk Etienne l'11 settembre 2020 da parte della Mare Jonio, ci fosse un preventivo accordo economico con la società di Copenaghen. Al centro delle indagini, un bonifico di 125 mila euro arrivato due mesi dopo sui conti della Idra shopping, armatrice della nave ong. Gli indagati hanno sempre contestato che ci fosse un accordo pregresso, ma per i finanzieri importanti elementi sarebbero i contatti rilevati tra Caccia e un'utenza danese dell'associazione degli armatori. Nell'informativa della Finanza che ha svolto le indagini insieme alla capitaneria di Pozzallo, viene ricostruito molto del modus operandi del team di Casarini. Prima che arrivasse il bonifico dai danesi, c'erano forti preoccupazioni per la situazione finanziaria, circa 70mila euro di debiti. Insomma, servivano soldi come ossigeno. Donazioni, o altro. In quei mesi c'è un episodio che gli investigatori qualificano come «metodo Maersk», come Maersk Etienne, ovvero la presunta ricerca di intese economiche, così la leggono i finanzieri, per sollevare le navi mercantili dalle incombenze a seguito dei salvataggi in mare. A un certo punto gli indagati «hanno, da un lato, intavolato una serie di trattative finalizzate all'acquisizione di nuove imbarcazioni e dall'altro assunto contatti con altre società armatoriali, in particolare con la società Augusta OffShore». Nelle telefonate ascoltate con vari interlocutori, Caccia spera di «potergli fare presente che più navi di soccorso ci sono in giro, meno rischi avranno di dover tenere fermi per giorni i loro assetti per operazioni di salvataggio». E che «poter cooperare con gli armatori commerciali sarebbe molto interessante», visto che «i danesi non sono gli ultimi arrivati ed erano molto entusiasti dell'intervento sulla Maersk». Per le Fiamme gialle l'aspetto «che desta maggiori perplessità sulle reali intenzioni di Caccia e Casarini» emerge in una conversazione con un referente della Augusta offshore. Si parla del possibile acquisto di un'imbarcazione, ma poi Caccia fa presente al suo interlocutore che vuole «giocare a carte scoperte e fargli capire l'utilizzo dell'unità navale». Gli racconta il loro ultimo intervento sulla Maersk: «Ha risolto un enorme problema! Noi siamo intervenuti aprendo anche la strada a un confronto che noi ci auguriamo possa dare buoni frutti nei rapporti con i Governi e le Istituzioni europee, con le organizzazioni internazionali degli armatori».

Per chi indaga la conversazione «lascia emergere il tentativo di standardizzazione del metodo Maersk, ovvero una vera e propria messa a disposizione per le società armatoriali private nel tentativo di svincolarle da incombenze derivanti soccorsi, dietro elargizione di un corrispettivo».

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