Torna a salire il potere d'acquisto degli italiani. Allo sgonfiarsi dell'inflazione, ormai rientrata stabilmente a livelli contenuti, si abbina un movimento opposto dei salari. Quello chiuso a giugno è stato infatti il terzo trimestre consecutivo con la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali nel settore privato che si dimostra più elevata rispetto a quella dei prezzi.
L'attuale ritmo di +3,6% della crescita salariale risulta superiore di quasi 3 punti percentuali rispetto alla dinamica dei prezzi (+0,8% a giugno), permettendo all'Italia di accelerare nel percorso volto a ricucire il gap con il resto d'Europa a livello di crescita dei salari reali.
L'Istat ha certificato che la retribuzione oraria media nel periodo gennaio-giugno 2024 è cresciuta del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. A giugno l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie segna un aumento dell'1,2% rispetto al mese precedente e del 3,6% rispetto a giugno 2023. L'aumento tendenziale più sostenuto si evidenzia per i dipendenti dell'industria con un +4,9%, mentre per quelli dei servizi privati è del 3,7 percento.
«I progressi nelle retribuzioni sono la positiva conseguenza della tornata di rinnovi contrattuali - spiega al Giornale Maurizio Del Conte, professore ordinario di diritto del lavoro all'Università Bocconi - . I lavoratori con un contratto scaduto sono scesi da circa uno su due di un anno fa a meno del 15% di oggi». «Si tratta di dati molto confortanti - aggiunge - che confermano quanto nel nostro paese per far crescere i salari l'unica via è quella della contrattazione collettiva, con buona pace dello sterile dibattito sul salario minimo».
L'Istat indica che questa fase di recupero delle retribuzioni rispetto all'inflazione dovrebbe consolidarsi nei prossimi mesi, alla luce della chiusura di ulteriori rinnovi nel settore dei servizi. Anche le ultime stime diffuse dall'Ocse indicano un trend di crescita dei salari in Italia (+2,7% nel 2024 e +2,5% nel 2025) in grado di favorire una risalita del potere d'acquisto perduto nel post-Covid in quanto contestualmente l'inflazione è prevista salire a un ritmo decisamente inferiore: +1,1% nel 2024 e +2% nell'anno successivo.
In Europa gli ultimi dati diffusi dall'Eurostat - relativi al primo trimestre - vedono la voce salari crescere del 5,1% nell'area euro, con un'elevata disomogeneità tra i vari paesi. Dai un lato la dinamica salariale europea è gonfiata da Stati quali Croazia, Lettonia e Lituania che presentano progressi a due cifre, dall'altro ci sono paesi che fanno anche meno dell'Italia, come la vicina Francia con +2,7 per cento.
Sempre ieri l'Istat ha diffuso anche il dato sulla fiducia dei consumatori, che nel mese di luglio ha registrato il terzo miglioramento consecutivo, toccando il livello più alto dal febbraio 2022. «I consumatori sono ora più fiduciosi nello stato attuale e futuro dell'economia.
Questo potrebbe essere il risultato della tenuta dell'occupazione e della discreta crescita dei salari», argomenta Paolo Pizzoli, senior economist di Ing. Il mercato del lavoro è in effetti reduce da una serie di record per quanto riguarda il numero di occupati: +462mila il saldo nell'ultimo anno.
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