I sette grandi uniti (o quasi): fronte compatto contro Putin

L'ipotesi di usare i proventi dei dazi sulle importazioni per sostenere Kiev. Macron: "Sbagliato trattare ora"

I sette grandi uniti (o quasi): fronte compatto contro Putin

Sul fronte della guerra nessuna spaccatura. Dal G7 arriva un messaggio di unità al Cremlino, anticipato agli alleati alla vigilia del vertice dal primo ministro britannico Boris Johnson: «L'Ucraina può vincere e vincerà». L'intenzione viene messa nero su bianco nel comunicato finale: «Continueremo a fornire sostegno finanziario, umanitario, militare e diplomatico e a stare al fianco dell'Ucraina fino a quando sarà necessario». Nel documento i leader valutano la possibilità di utilizzare i proventi dei dazi sulle importazioni dalla Russia per sostenere Kiev.

Il gruppo dei Sette, riunito nel castello di Elmau, in Germania, si è mostrato più che mai compatto. «Dobbiamo restare uniti», ha detto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden prima di un incontro bilaterale con il padrone di casa, il cancelliere Olaf Scholz, ricordando la previsione di Vladimir Putin che auspicava una rottura all'interno del G7 e della Nato. Spaccatura che non c'è stata. «Usciremo da tutto questo più forti», ha ribadito al contrario Biden. «Noi siamo uniti, stiamo insieme. Questo è il nostro chiaro messaggio a Putin. È bene che tu sia qui, al summit del G7, presidente Joe Biden», ha twittato il cancelliere tedesco a margine dell'incontro con il presidente americano. Unità rafforzata ulteriormente dal «brutale» attacco missilistico della Russia contro Kiev. «È necessario che i leader del G7 stiano uniti e sostengano gli ucraini nella difesa del loro Paese», ha detto Scholz condannando il raid sulla capitale. Biden ha infine espresso «apprezzamento» per l'assistenza militare che la Germania sta dando all'Ucraina e per la decisione di Berlino di aumentare le proprie spese militari, elogiando il cancelliere «per l'impatto che Berlino ha avuto sull'Europa spingendola a muoversi sull'Ucraina». Anche Johnson e il presidente francese Emmanuel Macron vedono una possibilità di «invertire il corso» della guerra, senza fretta di arrivare «ora» ad una soluzione negoziata. È stato il premier britannico a mettere in guardia Macron contro la tentazione di arrivare ad un compromesso che rischierebbe di prolungare ulteriormente «l'instabilità mondiale». I due leader hanno sottolineato la necessità di sostenere l'Ucraina per rafforzarla, sia nella guerra che in eventuali negoziati futuri, intensificando il lavoro fatto finora per consentirle di difendere la propria «sovranità» e «integrità territoriale». Macron ha inoltre elogiato il continuo sostegno militare del primo ministro britannico a Kiev. Mentre Johnson si è detto «onorato» di ospitare il presidente ucraino Volodymir Zelensky per una visita di Stato «qualora potesse lasciare il suo paese dilaniato dalla guerra». «Penso che abbia svolto un lavoro assolutamente straordinario nel guidare il suo paese e l'opinione pubblica mondiale in un periodo spaventoso», ha detto il premier britannico. Ora è un «momento cruciale» del conflitto, in cui l'Ucraina è «sul filo del rasoio». Johnson ne ha parlato anche con il primo ministro canadese, Justin Trudeau: «Dobbiamo ribaltare l'equilibrio della guerra a favore degli ucraini».

«Non ci sono state discussioni» su come favorire un accordo tra Russia e Ucraina, spiega un alto funzionario Ue. Nessuno ne ha parlato al tavolo collettivamente, anche se «forse qualcuno lo ha fatto in bilaterale». In attesa dell'intervento di oggi del presidente Zelenski, che parlerà al G7 in videocollegamento, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha chiesto ai leader del G7 sanzioni più severe contro la Russia e più armi pesanti per «sconfiggere l'imperialismo malato» dopo il lancio di missili russi ieri mattina su Kiev.

Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha subito risposto all'appello: «Le azioni della Russia hanno messo il mondo a rischio, dal primo giorno abbiamo mostrato unità nel sostenere Kiev e sanzionare Mosca. L'Ucraina ha bisogno di più aiuti militari, più aiuti finanziari e lo faremo».

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