Roma - Dopo quasi dieci anni di attesa, martedì notte è stato firmato il nuovo contratto degli enti locali che porterà aumenti di stipendio pari al 3,48 per cento, mediamente 80 euro lordi in più a testa, ai dipendenti delle regioni e delle autonomie locali. Un ultimo regalo elettorale per gli statali del premier Paolo Gentiloni in vista delle elezioni.
È stato il ministro per la pubblica amministrazione Marianna Madia la prima a commentare la notizia su Twitter: «Nuovo contratto per 467mila lavoratori di regioni, comuni, città metropolitane e camere di commercio. Concluderemo il percorso con la firma del contratto della Sanità». Oltre agli aumenti retributivi che verranno percepiti a partire dal primo marzo, salvaguardando il bonus degli 80 euro, il testo prevede un avanzamento complessivo degli istituti di lavoro quali permessi, congedi, malattie e ferie. Queste ultime, per esempio, potranno essere sospese in caso di lutto e, in via sperimentale, essere fruite a ore. Dal contratto è stato escluso il Jobs Act, a partire dal mantenimento dell'articolo 18. Le risorse per la contrattazione integrativa, invece, aumenteranno stabilmente a partire dal 2019 a 83,90 euro l'anno per lavoratore. La pre-intesa per il contratto è stata siglata presso l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. «Dopo nove anni - commenta Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome - arriva una buona notizia per i dipendenti di Province, Comuni, Camere di Commercio, enti e agenzie regionali. Un traguardo raggiunto grazie a un lavoro di squadra e al senso di responsabilità di ciascuno». Un risultato importante per Massimo Garavaglia, presidente del Comitato di settore-Sanità: «Ora resta un altro tassello, quello del comparto sanità». Lo stesso obiettivo che si pone Susanna Camusso: «Dopo quasi 10 anni si torna alla contrattazione e ai risultati, ma non ci fermiamo vogliamo il contratto per il comparto sanità», twitta il segretario generale della Cgil. Soddisfatto anche Carmelo Barbagallo, segretario della Uil: «Mattone dopo mattone stiamo ricostruendo la struttura dei diritti contrattuali dei lavoratori del pubblico impiego». La Cisl ricorda che con questa firma si è chiusa una lunga fase di attesa iniziata con il blocco della contrattazione che durava dal 2010. La segretaria generale Anna Maria Furlan spiega che si tratta di un comparto molto articolato e che «nel corso del negoziato si è tenuto conto delle modifiche intervenute nel corso degli ultimi anni a partire dalle trasformazioni avvenute sulle Province e degli interventi legislativi rimasti incompiuti a seguito del risultato referendario del 4 dicembre 2015».
In controtendenza l'Ugl, che ritiene «fuori luogo» la soddisfazione del governo e delle altre sigle sindacali perché l'aumento in questione appare più che altro un «obolo»: «Per noi - attacca Augusto Ghinelli, responsabile Dipartimento funzione pubblica dell'Ugl - si tratta di un'ulteriore riprova della poca considerazione che viene riservata ai lavoratori pubblici».
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