«Il terrorismo non è una questione tunisina ma anche europea, coinvolge certamente anche i francesi e gli italiani». Lo ha detto ieri il presidente tunisino Beji Caid Essebsi, che proprio dal museo di Bardo a Tunisi, il luogo della strage di mercoledì, ha parlato a diversi media stranieri.
Armati di kalashnikov e vestiti di nero, uomini di un commando di estremisti islamici hanno ammazzato 23 persone, tra loro quattro turisti italiani. L'azione è stata rivendicata dallo Stato islamico. Le immagini delle telecamere di sicurezza mostrano i terroristi fare irruzione nell'edificio che ospita il museo nazionale tunisino. Due di loro sono stati uccisi dalle forze speciali.
A preoccupare, c'è ora la fuga di un terzo uomo, che avrebbe partecipato all'assalto: «Uno è in fuga, ma in ogni caso non andrà lontano», ha spiegato il presidente al Monde , radio Europe 1 e la francese iTele , tra gli altri.
Già da sabato, il ministero dell'Interno ha spiccato un mandato d'arresto nei confronti di un certo Maher Ben Moudli Kaidi, giudicato «un pericoloso elemento terrorista».
Nelle scorse ore, una decina di persone sono state arrestate in connessione alla strage di Tunisi, dopo che già due dei terroristi erano stati uccisi durante l'operazione dalle forze speciali, entrate in azione «soltanto dieci minuti dopo», ha spiegato il presidente Essebsi lodando l'operato dei militari. Eppure, il leader tunisino, un laico parte dell'antico establishment dell'era di Zin El Abidine Ben Ali, eletto poche settimane fa, ha anche ammesso le severe lacune della sicurezza: «Ci sono state mancanze», ha spiegato a Paris Match , facendo riferimento alle notizie emerse fin da subito sui giornali locali che raccontavano di come le guardie del museo fossero a bere un caffè al bar al momento dell'attacco.
È da sabato che il presidente Essebsi parla a giornali e televisioni di tutto il mondo. Ha annunciato che domenica a Tunisi ci sarà una marcia contro il terrorismo, ha giurato che la Tunisia non sarà mai governata dalla legge coranica, ha promesso una stele con incisi i nomi delle vittime da esporre al museo di Bardo. I terroristi mercoledì hanno colpito non soltanto una delle mete preferite dal turismo europeo, ma anche la culla delle primavere arabe del 2011 e l'unico Paese in cui finora la transizione politica - seppur accidentata - ha tenuto e portato a elezioni parlamentari e presidenziali, all'adozione di una nuova Costituzione, a una debole ripresa economica. Il peggior attacco della storia del Paese è un colpo soprattutto a questo accidentato processo politico e il nuovo capo di Stato ieri ha chiesto di guardare con attenzione verso il caos della vicina Libia, dove i terroristi dell'attacco di Bardo si sono addestrati.
Non c'è però soltanto Tripoli a preoccupare la Tunisia. Sarebbero 4.000, secondo Essebsi, i giovani partiti dai villaggi, dalle campagne, dalle città del suo Paese. Si sarebbero arruolati nelle fila dello Stato islamico o di altre organizzazioni estremiste in Siria e Irak. Altri 5.000 sarebbero stati fermati prima della partenza e 400 sarebbero già tornati in Tunisia, pronti a colpire.
«Investiteli con le automobili, sgozzateli sulle spiagge e affogateli nel mare», è l'inquietante invito a colpire rivolto dal commando di Tunisi ai «lupi solitari».
Lo racconta un documento del gruppo che manderà in onda oggi Terra! , di Toni Capuozzo. Spiegherebbe agli jihadisti in potenza come sia semplice - a partire dal reperire le armi - organizzare massacri e azioni come quelle del museo di Bardo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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