È alta la tensione negli Stati Uniti a una settimana dal blitz dell'Fbi nella residenza di Donald Trump in Florida, mentre continuano a emergere dettagli sulle carte che l'ex presidente americano ha portato via dalla Casa Bianca al termine del suo mandato. Secondo quanto rivelato da quattro fonti informate al New York Times, almeno un avvocato del tycoon ha firmato una dichiarazione scritta due mesi fa affermando che tutto il materiale contrassegnato come classificato e conservato a Mar-a-Lago era stato restituito al governo. Il documento è stato rilasciato dopo una visita lo scorso 3 giugno nel resort di Palm Beach da un gruppo di federali guidati da Jay Bratt, il capo del controspionaggio al dipartimento di Giustizia.
L'esistenza della dichiarazione, sottolinea il Nyt, è una possibile indicazione che Trump o il suo team non sono stati completamente collaborativi con gli investigatori federali, e potrebbe contribuire a spiegare perché il dipartimento di Giustizia ha citato la potenziale violazione della legge penale relativa all'ostruzione di un'indagine come una delle basi per chiedere il mandato di perquisizione. Oltre a contribuire a far luce sulla sequenza di eventi che hanno spinto il dicastero di Merrick Garland al blitz dopo mesi sdi colloqui con l'ex presidente e i suoi legali. Trump, sul suo Truth ha affermato: «È stato appreso che l'Fbi ha preso scatole di materiale privilegiato avvocato-cliente e altro che non avrebbe dovuto prendere. Chiedo rispettosamente che questi documenti vengano restituiti».
Nel frattempo, due figure di primo piano dei democratici alla Camera hanno chiesto alla direttrice dell'intelligence Usa, Avril Haines, un «briefing urgente» sulle azioni di Trump dopo la perquisizione dell'Fbi a Mar-a-Lago per stabilire «la valutazione dei danni» provocati dal tycoon. Secondo la Cnn la presidente della Commissione sorveglianza della Camera, Carolyn Maloney, e il presidente della Commissione intelligence, Adam Schiff, hanno scritto una lettera al numero uno dei Servizi Usa nella quale si sottolinea la necessità di «adottare tutte le misure necessarie per proteggere le informazioni classificate e limitare i danni alla sicurezza nazionale anche se l'indagine del dipartimento di Giustizia va avanti». «La condotta dell'ex presidente ha potenzialmente messo a serio rischio la nostra sicurezza nazionale - hanno ribadito - e questo richiede un esame approfondito, oltre all'indagine in corso delle forze dell'ordine».
Intanto rimane alta la tensione in tutto il Paese per gli attacchi all'Fbi. Dopo che l'agenzia ha annunciato un'inchiesta sulle «minacce senza precedenti» ricevute dopo il blitz a Mar-a-Lago, sabato un gruppo di sostenitori di Trump armati di fucili e pistole si sono ritrovati fuori dal quartier generale del Bureau a Phoenix, in Arizona per protestare contro la perquisizione degli agenti federali. I fan di The Donald - alcuni a volto coperto - hanno accusato l'Agenzia di aver condotto un'operazione «illegale» e avevano cartelli con le scritte «abolire l'Fbi».
A Washington, invece, si sta indagando sull'incidente avvenuto nelle prime ore di domenica mattina quando un uomo si è schiantato con la sua auto contro la cancellata di Capitol Hill. La polizia ha confermato che «l'auto ha preso fuoco dopo lo schianto, avvenuto alle 4 di mattina di ora locale, mentre il soggetto stava scendendo», poi ha sparato diversi colpi in aria e poi si è suicidato. Non sembra, al momento, che ci sia stato uno scambio a fuoco con gli agenti e nessun'altra persona è rimasta ferita.
Non sembra neppure che l'uomo avesse intenzione di attaccare in particolare un membro del Congresso, chiuso per la pausa estiva, ma per ora le autorità non fanno alcuna ipotesi sul movente. Il capo della polizia di Capitol Hill, Thomas Manger, ha solo spiegato: «Sappiamo che l'individuo ha una storia criminale negli ultimi 10 anni ma nulla che ad ora lo colleghi a qualcosa qui al Campidoglio».
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