La richiesta di perdono di Papa Francesco alla chiesa valdese non è sufficiente a sanare le ferite di secoli di soprusi, violenze, persecuzioni, saccheggi verso i valdesi, ramo protestante nato quattro secoli prima di Lutero e Calvino. Dal sinodo delle Chiese valdesi (180 membri riuniti a Torre Pellice, in provincia di Torino) è arrivata una risposta al mea culpa di Jorge Mario Bergoglio che ha sollevato non pochi malumori all'interno della chiesa cattolica. Da una parte, hanno espresso «rispetto e commozione» per le parole pronunciate dal Papa. Con un distinguo: «Caro fratello in Cristo Gesù - scrivono i valdesi - il Sinodo della Chiesa evangelica valdese riceve con profondo rispetto, e non senza commozione, la richiesta di perdono da Lei rivolta, a nome della sua Chiesa, per quelli che Lei ha definito “gli atteggiamenti non cristiani, persino non umani” assunti in passato nei confronti delle nostre madri e dei nostri padri. Questa nuova situazione però non ci autorizza a sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro».
Le dichiarazioni hanno suscitato qualche malumore nei Sacri Palazzi e non solo. Il vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, ha commentato alla Stampa : «Non è evangelico respingere le scuse di Francesco. La richiesta di scuse del Papa va oltre la storia e il tempo. Respingerle è un atteggiamento formale, ma il formalismo non permette di guardare avanti e tiene incatenati al passato». E così all'indomani della pubblicazione della lettera, il moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini, corregge il tiro e, in un'intervista al Sir (l'agenzia della chiesa italiana), spiega: «Il clima è positivo. Forse è un passaggio troppo teologicamente raffinato che il Papa invece comprenderà benissimo perché la problematica è nel dibattito dei cristiani ed è stata sollevata molte volte, per esempio nel caso della Shoah». «Vogliamo scrivere insieme una storia nuova, diversa da quella conflittuale del passato, posta sotto il perdono di Dio», commenta da parte sua Fulvio Ferrario, coordinatore della Commissione per l'ecumenismo.
Insomma, Papa Francesco tende la mano nella speranza di voltare pagina e annientare secoli di discriminazioni. I valdesi, pur con qualche aggiustamento nei toni, rispondono che non possono sostituirsi ai loro antenati e perdonare al loro posto. Siamo nel XII secolo, i valdesi erano considerati «marci eretici»: non digiunavano, mangiavano carne, si confessavano solo se costretti. Le loro case venivano saccheggiate, gli uomini impiccati o gettati dalle torri, le donne violentate. Una storia antica durata diversi secoli che lascia ancora ferite. Il Pontefice argentino è stato il primo Papa a varcare la porta di un luogo di culto valdese, visitando il Tempio di Torino il 22 giugno scorso. E come se non bastasse, la visita - già storica - aveva assunto connotati ancora più storici con il pronunciamento di un perdono che aveva il sapore di un nuovo capitolo da aprire nella relazione tra le due chiese. «Purtroppo - aveva detto Bergoglio - è successo e continua ad accadere che i fratelli non accettino la loro diversità e finiscano per farsi la guerra l'uno contro l'altro.
Riflettendo sulla storia delle nostre relazioni, non possiamo che rattristarci di fronte alle contese e alle violenze commesse in nome della propria fede, e chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni gli altri. Da parte della Chiesa cattolica vi chiedo perdono».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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