"I turchi? Importanti. Ma con l'Italia più cooperazione militare"

Il capo della Difesa di Tripoli: "Sui migranti ci serve aiuto". E poi: "I vostri pescatori reclusi in Libia? Chiedete alla Francia di liberarli"

"I turchi? Importanti. Ma con l'Italia più cooperazione militare"

Per liberare i pescatori siciliani detenuti a Bengasi dobbiamo chiedere aiuto alla Francia. Il governo di Tripoli vuole bilanciare lo strapotere militare turco grazie a una maggiore cooperazione nel campo della Difesa con l’Italia. Compresa la Guardia costiera per fermare i migranti. E fra un anno e mezzo la Libia potrebbe andare alle urne, ma senza accordi con il generale Khalifa Haftar, l’uomo ancora forte della Cirenaica. Venerdì il ministro della Difesa del governo di Tripoli, Salahuddin Al-Namroush, era a Roma per un vertice presso palazzo Esercito. L’obiettivo è avviare “le modalità e la priorità del supporto italiano allo sviluppo di capacità delle Forze Armate libiche” ha dichiarato Lorenzo Guerini, ministro della Difesa. Al-Namroush ha concesso un’intervista esclusiva al Giornale su tutti i temi delicati.

Quali sono i principali punti dell’accordo di cooperazione militare firmato con l’Italia?

“Abbiamo una lunga tradizione di amicizia con il vostro paese, ma negli ultimi tempi la cooperazione non è stata quella che avrebbe dovuto essere. L’accordo siglato (con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini nda) riguarda l’addestramento e il rafforzamento delle capacità operative a cominciare dalla Guardia costiera, le forze speciali e le unità antiterrorismo. Sono previsti anche dei consiglieri italiani, che ci aiuteranno a riorganizzare la nostra struttura militare. Collaboreremo pure nell’ambito della sanità militare e per lo sminamento delle aree di Tripoli interessate dall’aggressione di Haftar”.

Riguardo alla Guardia costiera avete affrontato il problema dell’immigrazione illegale dalla Libia?

“Certamente. È un argomento cruciale per l’Italia e l’Europa. A dire il vero non abbiamo ricevuto, negli ultimi anni, un sufficiente e tangibile appoggio da parte europea, ma la Guardia costiera libica ha fatto il possibile con i mezzi a disposizione. Quest’anno abbiamo soccorso (e riportato a terra nda) oltre 10mila migranti evitando che arrivino in Europa, ma non disponiamo di abbastanza unità ed equipaggiamento. Ci servono nuove motovedette, più grandi, che possano rimanere a lungo in mare. Ne ho parlato con il ministro degli Esteri (Luigi Di Maio nda) ed il ministro della Difesa, Mr. Guerini, che sono disposti a collaborare e ne hanno il coraggio. Mi attendo un risultato concreto nell’immediato futuro”.

Ha qualche informazione sui 18 pescatori siciliani detenuti a Bengasi da oltre tre mesi?

“È veramente triste che l’aggressore Haftar li abbia catturati. Sono molto dispiaciuto per le loro famiglie tenendo anche conto delle imminenti festività natalizie e per il nuovo anno. Il vostro ministro degli Esteri mi ha chiesto come possiamo aiutarvi. Ho risposto che fate parte dell’Unione europea e dovreste chiedere alla Francia. Jean-Yves Le Drian (ministro degli Esteri francese nda) ha buoni rapporti con Haftar. Può intervenire favorevolmente in questa vicenda”.

Cosa pensa della pesante influenza e presenza turca in Libia?

“La Turchia è un nostro partner strategico. All’inizio dell’aggressione contro Tripoli (da parte delle truppe del generale Haftar che hanno assediato per un anno la capitale nda) abbiamo inviato una lettera a cinque paesi, compresa l’Italia, chiedendo di appoggiare il governo riconosciuto, ma nessuno ha risposto. A parte la Turchia, che ci ha aiutato molto. La presenza turca è importante, ma speriamo che l’Italia faccia lo stesso. In questo momento stiamo cercando di ristabilire una maggiore cooperazione con il vostro paese anche dal punto di vista della Difesa nel campo dell’addestramento e del rafforzamento delle nostre capacità militari”.

La guerra riesploderà di nuovo nella regione meridionale del Fezzan?

“Forse no, ma ad Haftar ed i suoi alleati non piace perdere. Continua a ricevere appoggio dalla compagnia Wagner (società di sicurezza russa che fornisce personale militare nda) e soldi dagli Emirati arabi”.

La Libia come può uscire dal tunnel ritrovando pace e stabilità?

“Prima di tutto dobbiamo garantire i servizi di base alla popolazione nell’intero paese. E poi in un anno o un anno e mezzo saremo in grado di indire le elezioni. Ma bisogna anche ottenere giustizia per i crimini compiuti da Haftar nella parte meridionale di Tripoli con le mine e trappole esplosive che ha lasciato anche nelle scuole. Per non parlare delle fosse comuni scoperte a Tharuna (ex roccaforte del generale a sud est della capitale nda)”.

Significa

che è impossibile qualsiasi accordo o riconciliazione con Haftar?

“Ci rifiutiamo di parlare con lui e di accettare la sua presenza in qualsiasi negoziato. È un criminale, che dev’essere punito e sbattuto in galera”.

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