Incinta e respinta dall'ospedale, perde il feto

La donna aveva dei dolori ma è stata mandata a casa. Il primario: «Fatto tutto il possibile»

Flavia Mazza Catena

Dolori a pochi giorni dal parto, va in ospedale e dopo una visita viene rimandata a casa. Torna la sera con dolori aumentati e perdite di sangue. Viene ricoverata ma qualche ora dopo la situazione precipita e il bimbo muore. E mentre la Procura di Lodi, dopo aver sequestrato le cartelle cliniche e disposto l'autopsia sul feto, ha aperto un'inchiesta, il primario dell'ospedale di Vizzolo Predabissi dice: «Da che mondo è mondo, purtroppo sono eventi che accadono. Non ci potevamo fare proprio nulla».

Sono più o meno le 17 del 2 gennaio quando la donna arriva al pronto soccorso. Sa che dovrebbe partorire il 18 gennaio prossimo ma ha dolori da qualche ora. Viene vista diverso tempo dopo. Alla fine si propende per le dimissioni. Le viene detto di tornare a casa tranquilla. Passa solo qualche ora. Sono le 20.30. Il registro del ps viene di nuovo compilato con il suo nome. Adesso ha contrazioni uterine e lamenta qualche perdita di sangue. Il ricovero, stavolta, non manca. I medici ritengono che la giovane sia in fase di iniziale travaglio. Da qui in poi la situazione precipita. Inizia una serie di analisi, ecografie approfondite comprese, e i medici decidono di anticipare il parto. Simona, ora, si sente dire che il bambino non sta più bene. E se all'inizio le viene effettuata l'anestesia epidurale perchè era stato scelto il parto naturale, ora si decide per un cesareo di emergenza. Ma il bimbo, che si sarebbe chiamato Jonathan, non ce la fa. La procura di Lodi ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo. «Un atto dovuto - dice il pm Laura Siani - per consentire agli indagati di sostenere le proprie ragioni e di partecipare agli accertamenti tecnici irripetibili» come per esempio l'autopsia fissata per lunedì prossimo insieme all'esame della placenta. Indagati, come si spiega in procura, sono cinque dottori. E mentre i legali della donna Antonino Gugliotta e Simone Briatore sostengono: «Vogliamo sapere se ci sono delle responsabilità e quali», dall'ospedale si spiega in una nota: «Il travaglio, prima e la procedura di urgenza per il parto cesareo, poi, resosi necessario per il manifestarsi di criticità cliniche al feto, risultano effettuate con tempestività dagli operatori sanitari».

Il primario Michele Barbato, che quella sera si trovava in vacanza ma è tornato immediatamente proprio in seguito ai fatti, non ha dubbi: «Abbiamo davvero fatto tutto il possibile per salvare questa vita. Il feto presentava due giri stretti al collo dal funicolo, in presenza di cordone ombelicale molto sottile. Siamo intervenuti con gran tempestività ma questo cose possono davvero accadere senza responsabilità da parte dei medici».

Il ministro della Salute

Beatrice Lorenzin ha disposto l'invio di una task force per accertare i fatti. E la Regione Lombardia, tramite l'assessore Giulio Gallera, ha fatto sapere: «Siamo vicini al dolore che ha colpito la mamma e tutta la famiglia».

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