Ci eravamo abituati a numeri sui nuovi casi stabili e a corsie ospedaliere praticamente vuote. Ma qualcosa sta cambiando e quell'indice di contagio rimasto a lungo sotto lo zero, ora si avvicina alla soglia epidemica. Cosa sta succedendo? Sta per partire una quarta ondata?
I virologi smussano gli allarmismi ma rilevano una recrudescenza del virus, cioè una ripresa massiccia della sua circolazione. Vuoi per la platea di 7 milioni di non vaccinati, vuoi per le misure allentate, vuoi per gli sbalzi climatici che fanno effetto aerosol, ci sono vari elementi che favoriscono la diffusione della variante delta: «Si tratta più di una recrudescenza del virus che una quarta ondata - spiega Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali - Il numero dei contagi aumenterà e dobbiamo monitorare bene la situazione ma, grazie alla copertura delle vaccinazioni, non credo che assisteremo a scenari come quelli vissuti in passato». Tuttavia gli over 12 ancora in attesa di prima dose sono 7,4 milioni, 184mila in meno rispetto alla scorsa settimana.
L'incidenza settimanale di Covid a livello nazionale è «in rapido e generalizzato aumento rispetto alla settimana precedente, appena al di sotto della soglia di 50 casi settimanali per 100mila abitanti - avverte l'Iss - Questo andamento va monitorato con estrema attenzione. La trasmissibilità stimata sui casi sintomatici è in aumento e intorno alla soglia epidemica. Mentre la trasmissibilità stimata sui casi con ricovero ospedaliero è già sopra la soglia epidemica». È infatti passato dallo 0,89 della scorsa settimana a 1,13. Il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza parla di un tasso di ospedalizzazione del 4,5% per i reparti e del 3,7% per la terapia intensiva. Il ministro alla salute Roberto Speranza chiede «massima cautela» e al tavolo del G20 Salute e Finanze ha ribadito l'importanza di «un accesso rapido ed equo ai vaccini».
L'Oms mette le mani avanti e chiarisce fin d'ora: si faccia di tutto ma non si tocchino le scuole. «Invece di chiudere le istituzioni educative, si raccomanda un approccio che guardi all'intera società, per ridurre la trasmissione attraverso un'ampia gamma di misure, a seconda del livello di trasmissione» e attivando forme di prevenzione lì dove si verifica il contagio. «Ciò include - ribadisce l'Organizzazione mondiale della sanità - gli ambienti scolastici, in cui è importante la distanza fisica, la pulizia frequente delle mani, l'uso di mascherine, un'adeguata ventilazione nelle aule e un maggiore accesso ai test, in particolare in contesti ad alta prevalenza di Covid».
L'Iss sostiene sia «opportuno continuare a garantire un capillare tracciamento, anche attraverso la collaborazione attiva dei cittadini per realizzare il contenimento dei casi; mantenere elevata l'attenzione ed applicare e rispettare misure e comportamenti raccomandati per limitare l'ulteriore aumento della circolazione virale». Tutto vero. Con una falla: a detta degli epidemiologi, il tracciamento lascia (ancora) a desiderare e non viene fatto a maglie strette come servirebbe per bloccare la catena dei contagi.
Anche questo permette all'indice Rt di salire: nel periodo dal 6 al 19 ottobre, l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,96 (range 0,83-1,16), «appena al di sotto della soglia epidemica e in aumento rispetto alla settimana precedente (quando il valore era 0,86)».
Nei prossimi giorni si supererà la soglia critica. E infatti la proiezione dell'Rt è calcolato a 1,14. Le regioni sorvegliate speciali, cioè quelle a rischio moderato, sono 18 e non si tratta solo delle zone in cui il tasso di vaccinati è basso.MaS
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