"Intervenire e spendere". Il Gualtieri neo-statalista ci costerà 5,2 miliardi

Il ministro apre all'ingresso di capitali pubblici in Ilva, Alitalia e Pop Bari. Pagano i contribuenti

"Intervenire e spendere". Il Gualtieri neo-statalista ci costerà 5,2 miliardi

È tra i pochi ministri dell'Economia del decennio con una tessera di partito (quella del Pd) e una vera legittimazione politica, ma anche Roberto Gualtieri ha dovuto ingoiare qualche rospo. Con la legge di Bilancio, e anche con il ritorno dello Stato nell'economia. Un revival del 1962, quando una serie di nazionalizzazioni aprirono la strada al centrosinistra.

Il neostatalismo del 2019, più che l'attuazione di un indirizzo politico, è una scelta che il governo ha subìto. Costretto a mettere toppe a crisi industriali che rischiano di avere effetti devastanti sull'economia italiana. Anche a Gualteri il ritorno dello stato imprenditore non ha fatto per nulla piacere. Vero che il ministro ha un pedigree tutto di sinistra, ma è altrettanto vero che ha radici in Europa e sa cosa pesano a Bruxelles degli aiuti di Stato. Eppure il ministro è passato in poco più di un mese dal dichiarare che le nazionalizzazioni, come quella dell'Ilva, sono una «pericolosa illusione» al sostenere: «Basta tabù, lo stato azionista fa bene al mercato» (titolo di un'intervista rilasciata a la Repubblica alla vigilia di Natale).

Sull'Ilva ha annunciato che «interverremo in un settore strategico» per «favorire una transizione ambientale ed energetica» con «alti livelli produttivi ed occupazionali e minore impatto ambientale». Il costo per lo Stato, ha assicurato, «sarà limitato: Mittal ci anticiperà tutti i canoni di affitto dell'impianto che avrebbe dovuto pagare in futuro e noi trasformeremo questo credito in azioni della nuova Ilva, che resterà un'azienda privata», in un gruppo internazionale.

Il costo dello stato rischia di sfiorare i 4 miliardi. In sostanza lo Stato entrerà nel capitale di Am InvestCo, in parte con risorse anticipate dal gruppo Arcelor Mittal. Una partita di giro su un valore che dovrebbe superare il miliardo di euro. Difficile calcolare preventivamente anche gli altri costi. La Newco (nuova società) che nascerà avrà capitale privato e pubblico e dovrà investire per rilanciare la produzione, convertire gli altiforni dal carbone all'elettrico. Anche in questo caso l'impegno dell'azionista pubblico potrebbe lievitare sopra il miliardo. Poi c'è l'impegno a mantenere i livelli occupazionali. Costi diretti per mantenere i dipendenti ex Ilva nello stabilimento di Taranto oppure per ammortizzatori sociali e per lo sgravio contributivo al 100% per chi riassumerà gli esodati.

Sono invece definiti i costi per il salvataggio della Banca Popolare di Bari. Il governo ricapitalizzerà Mediocredito centrale per 900 milioni di euro. Obiettivo, per Gualtieri, «un'operazione di rilancio del sistema finanziario e creditizio del Mezzogiorno, aperta ad altri soggetti privati». L'unica partecipazione del privato al momento è quella del Fondo di garanzia dei depositi, finanziato dalle banche, che vale 500 milioni.

Non si può parlare di revival neostatalista per Alitalia, visto che salvataggi pubblici sono stati realizzati in tutte le epoche e da governi di tutti i colori. Il governo giallorosso di Giuseppe Conte per ora ci mette 400 milioni di euro.

Anche in questo caso Gualtieri ha assicurato che «l'obiettivo è il rilancio della compagnia nel quadro di una soluzione di mercato». Se vogliamo, la differenza tra le nazionalizzazioni anni Sessanta e il neostatalismo giallorosso, è che nel secondo caso nessuno vuole prendersene la responsabilità e tutti sperano che i privati tornino a investire.

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