L'Italia appena riverniciata di giallo si prepara a cambiare colore. Rosso, o al massimo arancione. Anzi, una base arancione e le dieci caselle dei festivi e prefestivi rosse. La decisione finale dovrebbe essere presa oggi, ma il modello è quello del nuovo lockdown tedesco che segna questa stagione di inquietudine e incertezza. Si deve chiudere ma non è facile stabilire quanto e in quali giorni, in un periodo dell'anno sensibilissimo. I ministri e i big trascorrono una giornata di meditazione, gli scienziati del Cts affrontano invece una lunghissima riunione: discutono e litigano per ore, ma alla fine, sia pure fra spaccature e divisioni, chiedono agli italiani di vestire il saio della penitenza. Inasprimento delle misure e addio al giallo, no alle aggregazioni, controlli a tappeto per far rispettare i divieti.
Questa mattina il governo incontrerà le Regioni che faranno le loro valutazioni ma sale la preoccupazione, anzi la paura per la terza ondata che pare inevitabile e rischia di incrociarsi con la campagna di vaccinazione. Inutile girarci intorno: il vestito giallo è già vecchio, purtroppo superato, e sono necessari altri sacrifici.
Il problema è la dose da somministrare come una medicina a chi pensava di poter salvare almeno il pranzo di Natale. I rigoristi, come Francesco Boccia e Roberto Speranza, vorrebbero tutto rosso per due settimane. In sostanza, sarebbe una vita monacale con la possibilità di uscire di casa solo per comprovati motivi e, naturalmente, la chiusura a tappeto di bar, ristoranti, negozi. Qualcosa del genere proponeva l'ala dura del Cts e per questo c'è chi non ha firmato il verbale conclusivo dell'interminabile riunione.
È passata invece l'idea di non dare indicazioni troppo stringenti alla politica che deve cercare una difficilissima sintesi fra le diverse anime, ma la sostanza non cambia.
A mali estremi estremi rimedi. I contagi sono scesi, ma potrebbe essere una vittoria di Pirro, nessuno si fida e due settimane di svago e relazioni sociali sono troppe. Impossibili da gestire.
Dove fissare l'asticella? C'è chi propone di ridurre i bollini rossi ai festivi e prefestivi, lasciando in arancione le date libere; ma, se si studia un attimo la pratica si scopre che i feriali sono solo quattro: 28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio.
Altra variante, liberal dati i tempi, tutto arancione: si potrebbe circolare nel proprio comune ed entrare in un negozio. Qui finirebbero le concessioni. Niente pranzi in trattoria o pizzeria. E zero gite fuori porta. Insomma, un Natale e un Capodanno con il motore al minimo.
In ogni caso, dietrofront rispetto a quello che si ventilava anche solo una settimana fa. Pesano i troppi morti e le immagini degli assembramenti nel weekend. Del resto, contraddizione su contraddizione, il governo ha promosso sotto Natale il cashback, spingendo i commerci e gli acquisti «in presenza», ora tira rumorosamente il freno.
Tutti a casa. I viaggi nell'album dei ricordi, la volontà di non ripetere gli errori drammatici di questa estate, con le feste in discoteca.
Già si dice a mezza voce che l'anno scolastico traballa vistosamente, è sospeso sul filo in aria e rischia di affondare. Che fare?
Si cerca una via di mezzo che non c'è. Dario Franceschini e Alfonso Bonafede si schierano con Boccia e Speranza.
Probabile che l'Italia si colori di arancione e poi sull'arancione passi il rosso per i dieci giorni festivi e prefestivi. Di fatto, un lockdown appena mitigato. Purché si prenda una strada. Questa attesa logorante e confusa, questo andirivieni da mal di testa, deve finire al più presto.
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