Iva, la Corte Ue bacchetta l'Italia: "No prescrizione per i reati gravi"

Le tempistiche italiane rischiano di bloccare un processo per truffa milionario. Da Bruxelles la sentenza è chiara: "Se devono disattendano le norme"

Iva, la Corte Ue bacchetta l'Italia: "No prescrizione per i reati gravi"

C'è un caso italiano alla base della sentenza della Corte di giustizia europea, che oggi ha richiamato all'ordine la magistratura, sostenendo che sulle regole relative ai casi di frode legati all'Iva c'è qualcosa che non va.

Secondo la corte di Bruxelles la normativa italiana impedisce che nei casi più gravi siano commitate sanzioni, "a causa di una prescrizione troppo breve", che "potrebbe ledere gli interessi finanziari dell'Unione Europea". Una valutazione che riguarda un caso di frode sullo champagne dal valore nell'ordine di alcuni milioni di euro. Gli imputati, proprio perché dovrebbe scattare la prescrizione, potrebbero non essere puniti.

La truffa avvenne tra il 2005 e il 2009, con operazioni commerciali del valore di alcuni milioni di euro, che portarono problemi tanto all'erario quanto alle casse dell'Unione Europea. Una parte dei reati è già prescritta, mentre una seconda lo sarà all'8 febbraio 2018 al massimo. Secondo la Corte europea la complessità delle indagini e della lunghezza del procedimento impediranno di arrivare a sentenza entro quella data.

Il tribunale di Cuneo, che sta valutando la questione, aveva chiesto a Bruxelles se le norme sulla prescrizione italiane non garantissero di fatto l'impunità a persone e imprese che violano le disposizioni penali, creando una nuova possibilità di esenzione dall'Iva non prevista dal diritto comunitario.

"Il giudice italiano dovrà verificare se il diritto italiano consente di sanzionare in modo effettivo e

dissuasivo i casi di frode grave che ledono gli interessi finanziari dell’Unione", ha risposte la Corte di Giustizia. E se dovesse essere necessario, "disapplicando le norme sulla prescrizione controverse".

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