Il «kapò» Schulz lascia Strasburgo: vuole sfidare Angela Merkel

Il «kapò» Schulz lascia Strasburgo: vuole sfidare Angela Merkel

Berlino La campagna elettorale in Germania è appena iniziata ma i suoi effetti si stanno già facendo sentire in tutta Europa. Ad aprire le danze è stata domenica scorsa Angela Merkel: la già tre volte cancelliera ha confermato che correrà a un quarto mandato alla guida del Paese. Da Bruxelles le ha indirettamente risposto il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz. Il politico socialdemocratico ha annunciato che non si candiderà a un terzo mandato alla guida dell'assemblea per correre invece come capolista dell'Spd in Nord Reno-Westfalia alle prossime elezioni politiche tedesche (novembre 2017). Una «decisione difficile», ha detto Schulz, interpretata da tutti come il primo passo per ufficializzare la sua sfida alla cancelleria contro Merkel, al momento priva di concorrenti. Nella classifica dei politici tedeschi più popolari solo il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier anch'egli dell'Spd è in grado di superare Angela. In Germania, però, il cancelliere non viene eletto direttamente dal popolo. E comunque, per non correre rischi, nei giorni scorsi la cancelliera ha accettato al volo la proposta dell'Spd di indicare Steinmeier quale prossimo capo dello Stato (l'elezione parlamentare è prevista il 12 febbraio 2017).

Con il suo passo in avanti Schulz riempie dunque uno spazio ancora vuoto visto che il vicecancelliere Sigmar Gabriel non ha ancora deciso se tentare la corsa. L'impresa non è semplice: l'Spd è più bassa nei sondaggi della Cdu di Merkel di circa 15 punti e per superare «Mutti» occorre una popolarità di cui Gabriel non gode. Fra gli stessi socialdemocratici, fa notare un sondaggio TNS Emnid, Schulz riscuote il 54% dei consensi contro il 41% di Gabriel. Senza dimenticare che anche il quotidiano conservatore Die Welt si toglie il cappello davanti a Schulz: «Nessuno nega che sia altamente qualificato per la cancelleria».

La semicandidatura della guida dell'Europarlamento non manca di provocare reazioni anche a Bruxelles e Strasburgo. Se Schulz correrà da cancelliere, per ragioni di opportunità politica dovrà presto lasciare lo scranno di presidente se non anche quello di deputato semplice e la sua poltrona fa già gola a molti. Un accordo non scritto fra popolari e socialisti siglato all'indomani delle elezioni europee del 2014 prevede che Schulz resti in carica per due anni e mezzo, rimpiazzato poi da un rappresentante del Ppe. Fra i papabili nuovi presidenti dell'Assemblea sono circolati i nomi del capogruppo dei popolari Manfred Weber e dell'attuale vicepresidente vicario di Strasburgo, Antonio Tajani. Il primo tuttavia sconta la nazionalità tedesca. In «quota» tedesca sono infatti anche il numero uno della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, e il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, entrambi di area conservatrice. La possibilità che con l'addio di Schulz anche la guida dell'assemblea vada a un popolare ha messo i socialisti sul chi va là.

«Socialisti e democratici», ha avvertito su Twitter il capogruppo del Pse Gianni Pittella, «rimarranno fermi sul principio che il bilanciamento politico dovrà essere assicurato e rispettato. Un monopolio della destra in seno alle istituzioni europee sarebbe inaccettabile». Con tanti saluti al patto della staffetta.

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