Adesso lo ammettono senza remore anche gli ucraini. Un po' perché è inutile nascondere la verità, un po' per cercare di spingere l'Occidente a fornire più aiuti. Fatto sta che la situazione sul campo si fa ogni giorno più complicata per Kiev, soprattutto nel Sud, Donetsk e Donbass. A dirlo è anche il comandante in capo delle forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky, che parla di momento «difficile», visto che l'esercito russo «continua a condurre operazioni offensive giorno e notte». Il generale ha tenuto a ribadire che il villaggio di Chasiv Yar, dato per conquistato dai russi, è ancora sotto il controllo ucraino ma le forze di Mosca avanzano.
«Stanno cercando di avanzare fino al confine amministrativo della regione di Donetsk e assaltare le posizioni dell'Ucraina a ondate, inviando squadre composte da plotoni o compagnie, a volte schierando gruppi delle dimensioni di un battaglione», ha aggiunto Sursky. Le zone in cui l'avanzata russa rende più complessa la situazione oltre Chasiv Yar sono anche quelle di Bakhmut, Klishchiivka, in direzione di Avdiivka, Berdychiv, Orlivka, Vodiane e Pervomaiske. Alta tensione anche a Lyman, Orikhiv e Kherson. Il tutto, si somma ai costanti bombardamenti che hanno colpito diverse città ucraine anche nelle ultime ore. Il bilancio finale dell'attacco su un centro residenziale di Kharkiv, poi colpita ancora ieri, è di 8 morti e almeno 10 feriti. «Il terrore russo contro Kharkiv non si ferma. Un altro duro colpo per la città e la regione», ha commentato amaro il presidente Zelensky, che si appella ancora all'Occidente. «Dobbiamo rendere questo terrore impossibile. È imperativo rafforzare la difesa aerea, i partner possono aiutarci in questo». Attacco pesante anche a Zaporizhzhia, presa di mira due volte in due notti con missili e droni. Di contro, le forze di Kiev hanno fatto saltare in aria l'ennesimo oleodotto in Russia, che Mosca utilizzava prevalentemente per scopi militari. Colpita questa volta la regione di Rostov, nell'insediamento di Azov, che forniva prodotti petroliferi alle petroliere nel porto di Azov, con le operazioni giocoforza stoppate. Ci sarebbe invece un danno strutturale dovuto alla scarsa manutenzione all'origine del crollo della diga di Orsk, sul fiume Ural, in Russia. Tre le vittime ed evacuazione di massa con almeno 4mila persone sulle 11mila residenti costrette a spostarsi e diversi villaggi finiti completamente sott'acqua.
Se Kiev continua a chiedere aiuti, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg alza in qualche modo l'allerta parlando di «un'alleanza di poteri autoritari composta da Russia, Cina, Iran e Corea del Nord sta che sta lavorando sempre più a stretto contatto contro le democrazie occidentali». Una conferma arriva anche dagli Stati Uniti, secondo cui Pechino starebbe intensificando il sostegno alla Russia anche tramite la fornitura di intelligence geospaziale, fornendo immagini satellitari per scopi militari.
Quando si parla di alzare il tiro, non può mancare il braccio destro di Putin Dmitry Medvedev. Quando dalle parti di Mosca circola una bugia, lui la cavalca, la amplifica e la porta al massimo livello, tra minacce e assurdità. Sulle responsabilità dell'attentato al Crocus City Hall, fedele alla linea del padrone, al di ogni realtà dei fatti, Medvedev accusa direttamente «i funzionari dell'Ucraina nazista» e poi aggiunge: «I complici sono molti, alti funzionari dei Paesi della Nato.
Macron, per esempio, l'amante delle ostriche e dello champagne. I suoi contatti con il regime di Kiev possono essere qualificate come complicità nell'attacco». Oltre la realtà, oltre ogni buonsenso. Al limite del delirio.
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