
È il 16 dicembre del 1988 e a New York fa freddo. Il cielo è coperto e sta per nevicare. Donald Trump si trova da Sotheby's e probabilmente vuole farsi un regalo di Natale. È seduto in fondo a una delle sale del palazzo nell'Upper East Side insieme a un collaboratore che partecipa all'asta per lui. La sfida è intensa e l'oggetto del contendere è un pezzo da museo, uno dei pianoforti a 58 tasti che compaiono nel film Casablanca. Si dice sia proprio quello suonato da Sam nella scena in cui si vedono Humphrey Bogart e Ingrid Bergman nel flashback di Parigi.
La valutazione è tra i 75 e i 100mila dollari. Alla fine l'asta si chiude a 154mila ma soprattutto Trump esce sconfitto. Vince tale Eric Vance (curioso come la vita poi gli abbia portato un vicepresidente con lo stesso cognome). Ma Vance è solo un intermediario, lavora per la C. Itoh & Company, un'azienda giapponese che acquista il pianoforte per un cliente del Sol Levante.
Trump è deluso e furioso. In quello sgarbo vede tutta l'ascesa dell'economia giapponese e soprattutto la minaccia all'ordine americano: «Siamo una nazione debitrice, dobbiamo tassare, imporre dazi, dobbiamo proteggere questo Paese». Da allora pochissimo è cambiato nel lessico del tycoon e i nemici sono rimasti più o meno gli stessi, all'epoca Germania Ovest, Corea del Sud e Giappone, oggi Cina, Ue e i vicini di Canada e Messico. Ora la guerra dei dazi tormenta i mercati, ma mette pure nel mirino quel pezzo di America che più di tutti lo ha appoggiato. Da giorni, infatti, si discute del rischio che esploda il prezzo del Ford F-150, il pickup più venduto del Paese, soprattutto nelle aree rurali dove servono mezzi pesanti. Per produrlo bisogna usare tantissimo alluminio e i dazi mordono.
Gli Usa producono poco alluminio leggero di alta qualità e devono appoggiarsi su produttori internazionali, quindi gioco forza il prezzo rischia di crescere proprio per le tariffe tanto amate da Trump. Un segnale che fa discutere sostenitori e detrattori del tycoon: chissà che ne sarebbe della guerra commerciale se oggi quel pianoforte fosse a Mar-a-Lago.
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