Le lacrime di Alessia, arrestata in Iran

Trent'anni, romana, Piperno è una travel blogger. Domenica la telefonata al papà

Le lacrime di Alessia, arrestata in Iran

Alessia Piperno, una blogger italiana, titolare della pagina Instagram travel.adventure.freedom, dedicata ai viaggi e seguita da oltre 12mila persone è stata arrestata a Teheran. La ragazza, che ha appena compiuto trent'anni è riuscita a mettersi in contatto solo domenica con il padre in Italia dicendogli in lacrime di trovarsi in una prigione della capitale iraniana. «Mi hanno arrestata a Teheran. Vi prego, aiutatemi», ha detto al telefono ai genitori. La ragazza ha raccontato di aver fatto «il diavolo a quattro» per ottenere il permesso di fare una telefonata. «Sto bene, ma qui ci sono persone che dicono di essere dentro da mesi e senza un motivo, temo di non uscire più, aiutatemi». I genitori si sono rivolti alla Farnesina che sta seguendo il caso ed è in contatto con la famiglia della ragazza. «Siamo in contatto con l'Unità di crisi della Farnesina che ha attivato tutte le procedure del caso». Ma ancora non è nemmeno chiaro in quale carcere la ragazza sia trattenuta.

Quattro giorni fa Amnesty International aveva denunciato l'arresto di 9 stranieri considerati «complici» dei manifestanti e aveva anche rivelato che fra loro c'è un italiano. Le autorità dell'Iran avevano poi confermato l'arresto di un cittadino italiano. Alessia, viaggiatrice solitaria, era arrivata a luglio in Iran dopo essere stata in Australia, Messico, India, Pakistan, Marocco, Honduras, Guatemala, Sri Lanka, El Salvador, Panama, El Salvador.

I suoi social erano muti dal 28 settembre scorso e a tacere è stato pure il suo cellulare. Alberto Piperno, il papà aveva subito lanciato l'allarme pubblicando su Facebook una foto della figlia e un appello: «Questa ragazza è Alessia Piperno, ed è mia figlia. È una viaggiatrice solitaria, gira il mondo per conoscere usi e costumi dei popoli. Si è sempre adeguata e rispettato le tradizioni e, in certi casi, gli obblighi, di ogni Paese che ha visitato. Erano quattro giorni che non avevamo sue notizie, dal giorno del suo trentesimo compleanno, il 28 settembre. Anche il suo ultimo accesso al cellulare riporta quella data. Stamattina (domenica, ndr) arriva una chiamata. Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran. In Iran. Era stata arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno. Sono state solo poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto». Così, racconta ancora il padre, «ci siamo subito mossi con la Farnesina, abbiamo chiamato l'Ambasciata italiana a Teheran. Ma ancora non sappiamo niente, neanche il motivo della reclusione. Ci dicono che si stanno muovendo. E noi genitori, e il fratello David, non riusciamo a stare con le mani in mano. Non si può stare fermi quando un figlio ti dice: vi prego, aiutatemi».

Alessia era arrivata in Iran a metà luglio: «Inizia a incantarmi» aveva scritto nel suo primo post da quella terra il 22 luglio. Una settimana fa, mentre infuriavano le proteste scriveva: «Non riesco ad andarmene da qui, ora più che mai. Stanno manifestando per la loro libertà». Per poi citare Bella ciao, la canzone partigiana diventata un inno internazionale di lotta per la libertà e recentemente cantata anche da alcune manifestanti iraniane. E ancora: «Sarei potuta essere io Mahsa Amini, o la mia amica Hanieh, o una di quelle donne che ho incontrato durante questo viaggio. Hijab in Iran non è sinonimo di religione, bensì è sinonimo di governo». Nelle ultime ore l'Ue si è detta disponibile a fornire assistenza per aiutare la ragazza. «La gente è stufa di essere un burattino, ecco perché migliaia di persone stanno scendendo nelle piazze a protestare. Stanno manifestando per la loro libertà», aveva scritto.

«Da mercoledì non si collegava più a internet e quindi abbiamo iniziato a preoccuparci e già un paio di giorni fa abbiamo iniziato ad allertare la Farnesina e l'ambasciata italiana», raccontano Angela e Paolo, due amici.

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