Una vita che non è più vita, quando anche la speranza viene meno. Pasquale Tuccino Centrone, chef e anima del ristorante da Tuccino a Polignano a Mare, da tredici anni malato di Sla chiede l'eutanasia. E lo fa costretto, dopo che i suoi appelli per avere un aiuto, qualche alleato per riuscire a combattere le conseguenze di una malattia che rende inesistente l'esistenza, sono caduti nel vuoto.
Pasquale è da nove anni in ventilazione assistita e da altrettanti continua a chiedere invano un'assistenza infermieristica a domicilio «stabile e duratura» per se stesso e per i tanti malati di Sla. Chiedeva solo che le prestazioni che riceve non fossero a singhiozzo. Nulla di più.
Ma ora si è arreso, nominando il governatore Michele Emiliano e l'assessore alla Salute, Pier Luigi Lopalco, «esecutori» della sua volontà.
In un post pubblicato su Facebook rende nota la sua decisione. Sono pochi concetti chiari, concisi, con i quali il sessantenne non punta il dito contro nessuno, ma che allo stesso tempo risuonano inevitabilmente come un atto d'accusa gravissimo nei confronti dell'indifferenza delle istituzioni e dell'immobilismo di chi dovrebbe prendersi cura di tutte quelle persone che vengono colpite da malattie seriamente invalidanti.
«La malattia è già bastarda di suo ed ogni giorno si prende una parte di me, peggioro - scrive Centrone nel giorno di San Valentino -. Forse non mi sono spiegato bene che ho bisogno di una assistenza stabile e duratura, che impari le mie abitudini. Non mi mandate più queste assistenze occasionali a prestazioni che poverini non sanno da dove iniziare. Io più di una persona che mi assiste non me la posso permettere e non voglio più dare impegni alla mia FAMIGLIA. Basta, sono stanco, non mi piace più vivere in questo modo è diventata un'AGONIA, tolgo il disturbo». Parole scritte in maiuscolo perché i familiari sono vittime almeno quanto i malati. Vittime di una mancata assistenza.
«Nomino il presidente Emiliano e il dottor Loparco esecutori della mia volontà alla ricerca della pace che merito, attraverso l'EUTANASIA - aggiunge -. Come fece il dj Febo con Marco Cappato». Poi una richiesta, per non dover dare spiegazioni, per non temere di non avere il coraggio di portare a compimento la decisione estrema. «Non mi dite nulla e non mi inviate messaggi privatamente - si legge nel post -. Accettate la mia volontà, vi prego, non è una resa».
Ma il presidente dell'Ordine dei Medici di Bari, Filippo Anelli, non vuole, non ci sta a lasciarlo andare. Si schiera con il ristoratore e chiede alla Regione un intervenuto immediato per fornire a Tuccino e agli altri pazienti cronici «un supporto professionale adeguato».
«Non possiamo rimanere sordi - tuona Anelli - . È nostro dovere etico di medici, di persone umane dargli voce e farlo risuonare nelle sedi competenti. Lo dice il nostro Codice, lo dice la Costituzione. Perché un Paese civile si misura, anche e soprattutto, sui servizi che riesce ad assicurare alle persone più fragili».
E conclude con un monito in cui ricorda a tutti: «Il medico
tutela la persona in condizioni di vulnerabilità o fragilità psico-fisica, sociale o civile in particolare quando ritiene che l'ambiente in cui vive non sia idoneo a proteggere la sua salute, la dignità e la qualità di vita».
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