Washington. In una fase politica in cui il Partito repubblicano, quello del «law and order», viene identificato con l'insurrezione del 6 gennaio 2021, può capitare che il democratico Joe Biden sia tacciato di essere «populista». A usare l'aggettivo «proibito» è addirittura la Cnn. La più liberal tra le emittenti Usa ha tracciato un intelligente parallelo tra la «carneficina americana» evocata da Donald Trump nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca del 20 gennaio 2017, nel quale denunciava la strage di posti di lavoro Made in Usa dovuta alla globalizzazione selvaggia, e il messaggio «populista post Trump», lanciato da Biden nel suo Discorso sullo Stato dell'Unione.
E laddove Trump si era affidato perlopiù alla retorica (Make America Great Again) e ai dazi anti cinesi (mantenuti da Biden) per rilanciare il tessuto produttivo americano, Biden nei primi due anni della sua presidenza ha varato una serie di leggi dotate di centinaia di miliardi di dollari di fondi federali, sgravi e crediti fiscali. L'offensiva legislativa della Casa Bianca non si è limitata alla creazione di nuovi posti di lavoro (12 milioni dall'inizio del mandato, di cui 750mila nella manifattura) o all'obiettivo strategico di affrancare gli Usa dalle catene di approvvigionamento cinesi. L'Amministrazione ha anche assunto una serie di iniziative contro le grandi corporation, accusate di far ricadere sulla testa dei consumatori americani una serie di «tariffe spazzatura» all'insegna «capitalismo senza concorrenza». Un Biden «populista», appunto.
Proprio il passaggio del discorso al Congresso, nel quale ha accusato i Repubblicani di voler tagliare la spesa sociale e sanitaria, ha portato a Biden il dividendo politico più prezioso in questa fase: apparire come un presidente responsabile, che ha a cuore le sorti dell'americano medio, mentre gli estremisti trumpiani fischiavano e gli urlavano «bugiardo!», in una riedizione parlamentare dei disordini del 6 gennaio. L'obiettivo politico è chiaro: riconquistare l'elettorato bianco working class, che aveva voltato le spalle ai Dem, visti ai tempi di Hillary Clinton come il partito delle upper class e dei super ricchi.
Sondaggi alla mano, la strada di Biden è ancora in salita. Le leggi varate sono ancora in fase di implementazione e i loro effetti si faranno sentire nelle tasche degli americani tra qualche tempo. Ed è per questo che il presidente, subito dopo l'intervento al Congresso di martedì sera, si è lanciato in un mini tour per illustrare la sua agenda economica, vero preludio all'annuncio ufficiale della sua ricandidatura alla Casa Bianca, data ormai per certa.
Mercoledì è volato in Wisconsin, davanti a una platea rigorosamente operaia, giovedì in Florida, nella tana del governatore repubblicano Ron DeSantis, possibile (e temuto) sfidante nel 2024. Ad aiutare Biden, in questo momento, ci pensa lo stesso Trump, che ieri ha incassato la riattivazione da parte di Meta Platforms degli account Facebook e Instagram.
Il tycoon ha attaccato il rivale DeSantis, accusandolo di avere in passato adescato delle minorenni. «Non passo il mio tempo a prendere di mira altri repubblicani, ma a combattere i democratici», la replica. In un ideale rematch, l'avversario ideale per Biden, stando ai sondaggi, è proprio Trump.
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