Lanciafiamme per il Consiglio della magistratura

Di che diavolo blatera questo governo e la sua maggioranza quando annuncia seraficamente una "riforma" del Consiglio superiore della magistratura? Riformare vuol dire migliorare nei dettagli.

Lanciafiamme per il Consiglio della magistratura

D i che diavolo blatera questo governo e la sua maggioranza quando annuncia seraficamente una «riforma» del Consiglio superiore della magistratura? Riformare vuol dire migliorare nei dettagli. Ma questo Csm, per l'immagine che dà di se stesso grazie alle inchieste di altri magistrati, meriterebbe di essere raso al suolo col lanciafiamme per aver fallito nell'unico suo compito: garantire ai cittadini utenti il bene primario dell'imparzialità nel servizio pubblico della Giustizia, che non è diverso - se non per o delicatezza e complessità - dal Servizio postale o della Difesa.

L'imparzialità risulta invece calpestata da decenni come indicano le prove ricorrenti generate da inchieste occasionali: a vantaggio di alcuni politici, ma alla faccia e alle spalle del cittadino. Il Consiglio superiore non è un privilegio dei magistrati ma degli utenti che pretendono di essere giudicati da servitori dello Stato inattaccabili non soltanto dalla corruzione, ma anche dalle influenze di partiti, lobby e corporazioni.

Invece, i cittadini scoprono, inchiesta dopo inchiesta, che alcuni magistrati (ovviamente non tutti, ma bastano e avanzano) usano i privilegi di cui noi cittadini li abbiamo dotati per servirci meglio, come beni di libero scambio svendendo proprio l'autonomia che noi abbiamo imposto come condizione primaria del servizio che da loro ci attendiamo.

Il sistema è dunque marcio: non da oggi e lo sappiamo tutti. Dunque, va azzerato e rifatto da capo, con la precauzione di applicare al delitto il castigo.

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