Ripristinare le garanzie costituzionali e uscire dall'anomalia di uno stato di emergenza permanente. Una lettera-appello firmata da centinaia di giuristi e intellettuali accende i riflettori su uno strapotere governativo prolungato ormai oltre il dovuto. «Desta particolare preoccupazione l'annunciata volontà del governo Conte di prorogare al 31 dicembre 2020 lo stato di emergenza per la pandemia, tramite una semplice deliberazione del Consiglio dei ministri o, peggio, un decreto del presidente del Consiglio (dpcm)», scrive Lettera 150, il think tank che riunisce circa 250 professori universitari, magistrati e intellettuali. Per questo Lettera 150 rivolge un appello al Capo dello Stato «perché non si verifichino rotture ingiustificate e gravi della legittimità costituzionale».
Nel documento si legge: «Gravi sono le preoccupazioni, in particolare perché la proroga interferisce con le programmate elezioni regionali. Il governo, nello smentire di avere già assunto la decisione, precisa che il provvedimento amministrativo farebbe comunque un passaggio in Parlamento. Il verbo passare è in questo caso inopportuno e privo di significato. Infatti, a prescindere dall'andamento della pandemia, la fase di così detta emergenza in senso giuridico è definitivamente conclusa per lasciare il posto a una ordinaria situazione di allerta grave. Sono quindi necessari interventi anche urgenti, magari attraverso decreti legge, ma riconducibili alla ordinaria gestione legislativa parlamentare».
Non è più tempo, insomma, di sospensione di diritti costituzionali fondamentali. Lo stato di emergenza, infatti, «è una grave circostanza imprevista che richiede misure immediate di intervento non compatibili con i normali tempi di elaborazione e proclamazione di leggi o provvedimenti amministrativi ordinari. La Corte Costituzionale ha chiarito che tra le condizioni vi deve essere soprattutto la temporaneità. Ciò significa che tali misure sono strettamente connesse, nell'immediatezza, alle conseguenze improvvise dell'evento calamitoso (pandemia) e che quindi non è costituzionalmente legittimo prolungare lo stato di emergenza a tempi e situazioni in cui si possa agire con i mezzi ordinari».
Nell'elenco dei firmatari figurano professori universitari come Giuseppe Valditara, Andrea Crisanti, Anna Poggi, Isabella Loiodice, Aldo Mazzaroli, Felice Giuffrè e magistrati come Salvatore Sfrecola, Pierpaolo Rivello, Maurizio Grigo, Claudio Zucchelli. «Rappresentiamo una comunità ampia di intellettuali» spiega Giuseppe Valditara. «Siamo preoccupati per quanto stiamo vedendo. Prima, a marzo, aprile, maggio lo stato di emergenza poteva essere giustificato da una situazione di eccezionalità e di assoluta emergenza. Ora non ci si può basare su una sorta di giudizio prognostico per continuare con lo stato di emergenza. Non è un caso che anche dentro la maggioranza che sostiene il governo inizino a emergere delle critiche. Non vorremmo che questo fosse un precedente per altre situazioni, che ci fosse insomma il rischio di una escalation.
Noi vogliamo dire semplicemente: attenzione perché non si può bypassare troppo a lungo il potere legislativo, lo si può fare soltanto in situazioni davvero eccezionali, non in base a una previsione di ciò che sarà. La nostra preoccupazione è nell'interesse del Paese, ma anche dello stesso governo che deve sgombrare il campo da ombre ed equivoci».
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