«In Pakistan una parola può trasformarsi in condanna per i cristiani» denuncia monsignor Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi. Anche se non l'hanno mai pronunciata o scritta, come la coppia di fedeli di Gesù condannata a morte per un sms blasfemo, che non potevano aver inviato essendo analfabeti.
Il 5 marzo è attesa la decisione della Corte suprema di Lahore sul ricorso contro la pena capitale. La terribile e ben poco conosciuta vicenda, era iniziata nel 2013 con l'accusa di un imam, maulavi Mohammed Hussain, che avrebbe ricevuto un sms contro Maometto da Shafqat Emmanuel. Il cristiano avrebbe usato il cellulare della moglie, Shagufta Kausar, che in realtà era stato rubato mesi prima. Emmanuel ha «confessato» il crimine sotto tortura e «perchè non riuscivo più a sopportare la vista di mia moglie a sua volta seviziata».Il vescovo Coutts, presidente della Conferenza episcopale pachistana, è in Italia per ricordare il quinto anniversario della morte di Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze religiose ucciso il 2 marzo 2011 dai fondamentalisti islamici. Bhatti difendeva i cristiani e si batteva proprio per abolire o cambiare la legge sulla blasfemia. La perseguitata più famosa è Asia Bibi, che vive da anni con la minaccia di una condanna a morte sulla testa per aver insultato l'Islam.
I cristiani e la Chiesa del Pakistan chiedono a gran voce che Bhatti venga proclamato santo. La Santa Sede ha autorizzato l'apertura di un'indagine per la canonizzazione, che deve essere condotta dal vescovo della diocesi i Islamabad-Rawalpindi, dove è avvenuto il martirio. Peccato che sia vacante da oltre due anni.
Il 2 marzo, la Regione Lombardia ricorderà Bhatti e la «persecuzione in Pakistan» con il vescovo di Karachi. L'evento è organizzato dalla Chiesa che soffre e nella sala stampa regionale interverrà anche il presidente, Roberto Maroni.«Essere cristiani in Pakistan è una sfida dura e quotidiana. Non sappiamo mai quando possiamo diventare obiettivi di intolleranza e pregiudizio. Si vive nell'apprensione, nella paura che una parola possa trasformarsi in una condanna. È successo ad Asia Bibi, ma in Pakistan di casi del genere ce ne sono decine e decine» ha dichiarato Coutts. Nel pomeriggio di mercoledì, alle 15, Il Giornale ospiterà un incontro fra il vescovo, i lettori (che possono chiamare lo 028566445 per partecipare) e la redazione. L'idea è stata lanciata dal Giornale on line e dal sito Gli occhi della guerra, che ha realizzato diversi reportage sui cristiani perseguitati grazie ad un crowdfunding fra i lettori, che hanno risposto con grande generosità e convinzione. Gli stessi lettori che intervisteranno il vescovo sulle persecuzioni in un esperimento di giornalismo partecipativo.
Le ultime minacce ai cristiani in Pakistan hanno coinvolto le donne. Nabila Bibi è stata rapita, convertita all'Islam e costretta a sposare un facoltoso musulmano nel Punjab pachistano. La polizia non voleva neppure raccogliere la denuncia del padre della sventurata cristiana.
Solo il 17 febbraio, grazie all'intervento di un'associazione di avvocati che difende la minoranza religiosa, le autorità hanno aperto il caso. Nel frattempo il padre ha ricevuto pesanti minacce. Se la figlia, sposata a forza, «si riconvertisse al cristianesimo verrà considerata apostata» e di conseguenza condannata a morte dagli estremisti islamici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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