L a nuova legge elettorale (il «Rosatellum», di recente approvato alla Camera dl Deputati) non sembra essere lo strumento migliore per offrire al Paese una solida e stabile governabilità, come avrebbe potuto garantire invece un dispositivo con un più accentuato carattere maggioritario. Sulla base del testo varato sin qui (ammesso che non subisca qualche variazione in Senato) e considerando attendibili i sondaggi sulle intenzioni di voto pubblicati in queste settimane, infatti, è probabile che i risultati delle consultazioni politiche non diamo luogo a maggioranze nette di uno degli schieramenti attualmente presenti sullo scenario elettorale. In altre parole, è ragionevole pensare che sarà assai arduo formare un governo basato su una maggioranza politica abbastanza precisa. Potrebbe quindi essere necessario tornare a nuove elezioni (come è peraltro accaduto in Spagna) o rassegnarsi a formare un esecutivo di «larghe intese», che veda cioè la partecipazione nella stessa compagine governativa di forze politiche tradizionalmente opposte l'una all'altra. Stante l'indisponibilità del M5s ad accettare alleanze e/o a partecipare a esecutivi di coalizione, una soluzione forse possibile è rappresentata da un accordo di governo tra il centrodestra (in particolare Forza Italia) e il centrosinistra (in primo luogo il Pd).
Un governo siffatto offrirebbe comunque una guida al paese, nonostante il quadro emerso dai risultati elettorali.
Molti osservatori e analisti della situazione politica del nostro paese ritengono probabile uno scenario di questa natura. E dello stesso parere sembra essere la popolazione. Lo rivela un sondaggio condotto di recente dall'istituto Eumetra Monterosa, intervistando un ampio campione rappresentativo degli elettori italiani al di sopra dei 17 anni di età.
Quasi il 60% degli intervistati, infatti, dichiara di ritenere «probabile» la formazione, dopo le elezioni, di un governo a «larghe intese». Si tratta in particolare degli elettori più giovani, fino a 45 anni di età, delle persone con titolo di studio più elevato, specialmente i laureati ove raggiungono il 71%.
Ma, sul fronte opposto, c'è anche una quota di elettorato che, nonostante tutto, reputa «improbabile» questa alleanza tra forze politiche così differenti. Tra costoro, che, pur restando minoritari, superano comunque un quarto del campione (25.9%), si rilevano accentuazioni significative (con oltre il 30% di indicazioni) tra i votanti per il M5s e per Forza Italia. In entrambi i casi la motivazione spesso sottostante è «tanto vinciamo noi, non servirà nessun accordo tra coalizioni diverse».
Ma, al di là della percezione di probabilità dello stesso, qual è l'opinione prevalente sulla opportunità politica di un governo a larghe intese? È valutata come una prospettiva in qualche misura attraente o comunque da prendere in considerazione o respinta in misura più o meno decisa? Molti intervistati (22%, in particolare le persone con basso titolo di studio) non sanno o non vogliono esprimere un parere al riguardo. Ma molti di più (40%) lo reputano comunque un compromesso inaccettabile, quasi una sciagura. Si tratta in particolare degli elettori più anziani, oltre i 55 anni, specie pensionati. Dal punto di vista dell'orientamento politico, si trova in questo caso una prevedibile accentuazione tra l'elettorato del M5s.
Al tempo stesso, una quota quasi analoga (38%) del campione ritiene, talvolta a malincuore, inevitabile la prospettiva politica di un esecutivo a larghe intese. Una parte di costoro (15%) la considera addirittura «auspicabile» (specie gli elettori della formazione di Alfano e, in misura però assai più contenuta, quelli di Forza Italia). Ma sono di più (23%, con una netta accentuazione tra i più giovani, sotto i 25 anni e i laureati) coloro che, pur accettando questo scenario, lo definiscono comunque «poco attraente».
Insomma, l'eventualità per la verità assai probabile, almeno alla luce della attuale distribuzione delle forze in campo e dei loro rispettivi consensi di un governo a «larghe intese» sembra venire accettata dall'elettorato come una sorta di «male minore», ma essere comunque accolta.
Si tratterà comunque di una soluzione complessa, perché tutto fa pensare che darà luogo a divisioni e fratture anche all'interno delle coalizioni tra partiti che si presenteranno alle elezioni. Ma, allo stato delle cose, pare una delle poche vie di uscita possibili al complesso scenario che si presenterà dopo le consultazioni politiche.
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