Lasciarla al freddo e al buio: ora per conquistare Kiev i russi cambiano strategia

La paura e la guerra rimangono, anche se la strategia generale potrebbe cambiare

Lasciarla al freddo e al buio: ora per conquistare Kiev i russi cambiano strategia

La paura e la guerra rimangono, anche se la strategia generale potrebbe cambiare. Dopo il violentissimo attacco congiunto che ha colpito diverse città ucraine tra cui la capitale Kiev, dalla Russia continuano a piovere missili ma in maniera differente. Questa volta, niente obiettivi civili, nessuna azione spettacolare. Anche perché le risorse iniziano a scarseggiare così come gli armamenti a disposizione. E vista la stoica resistenza ucraina che, anzi, in molti casi riesce a contrattaccare e a mettere i russi all'angolo, Mosca cambia il modus operandi. Ieri ancora esplosioni a Kiev ma anche a Rivne, Kryvyi Rih e Leopoli. Obiettivi, le infrastrutture energetiche. Il motivo sembra chiaro: il conflitto sarà ancora lungo, le sorti della guerra non sorridono all'invasore e quindi si cerca di isolare le grandi città dal punto di vista energetico, anche in vista dell'arrivo dell'inverno.

«Gli obiettivi primari degli attacchi russi sono gli impianti energetici. Ne hanno colpiti molti - ha confermato via Twitter il ministro degli esteri Dmytro Kuleba - Si tratta di crimini di guerra pianificati con largo anticipo e volti a creare condizioni insopportabili per i civili». Gli attacchi russi hanno infatti creato gravi danni alle forniture di energia un po' in tutto il Paese. Il sindaco di Leopoli ha riferito di interruzioni alla corrente elettrica nella città con numerosi blackout. Maxim Kozitski, governatore della regione, ha confermato su Telegram che ci sono state almeno tre esplosioni contro due impianti. Il sindaco Andriy Sadovyi, ha denunciato che il 30 per cento della città ieri mattina era senza elettricità. Sospesa anche l'erogazione di acqua in diversi quartieri. Nella regione di Dnipro, nel centro dell'Ucraina, il governatore regionale, Valentin Reznitchenko accusa. «I russi hanno lanciato i missili sulle infrastrutture energetiche dei distretti di Pavlograd e Kamian: ci sono gravi distruzioni, numerosi villaggi sono senza elettricità». Anche altre strutture nell'Ovest dell'Ucraina sono state colpite, tanto da spingere il governo a invitare ufficialmente la popolazione a limitare il consumo di elettricità. Nel mirino, ancora una volta, anche le centrali nucleari. Un nuovo attacco è stato sferrato su Zaporizhzhia, con 12 missili S-300 sulle strutture, causando anche la morte di una persona. Secondo l'agenzia atomica statale ucraina, tra l'altro, i militari russi avrebbero sequestrato il vice direttore della centrale. Nella regione di Vinnytsa, colpita la centrale termica Ladyzhyn. Il responsabile dell'amministrazione regionale Serhiy Borzov, ha riferito che sulla struttura sono stati lanciati due droni kamikaze. Le forze russe invece, denunciano un attacco ucraino a Shebekino, nella regione di Belgorod, con 2mila persone rimaste senza energia elettrica.

Eppure questo cambio di strategia non cambia l'orrore del conflitto. Ieri le autorità ucraine hanno esumato 78 corpi nella regione orientale ucraina di Donetsk, compresi quelli di alcuni minori e una bimba di un anno seppellita con i familiari. A Sviatohirsk sono stati esumati 34 corpi ed è stata trovata anche una camera delle torture, mentre altri due sono stati trovati carbonizzati in un'auto, e altri 44 a Lyman dove già erano emersi dettagli di torture sui civili. E tra i deliri dell'invasione russa spunta anche un video inquietante. A parlare è Pavel Gubarev, uomo russo nel Donetsk, che dice: «Gli ucraini sono posseduti dal demonio ma sono russi. Noi non siamo qui per ucciderli ma per cambiare la loro mentalità. Se non la cambieranno, se non capiranno, li uccideremo. Li stermineremo tutti». Follia e delirio, tetro presagio di cosa potrà ancora accadere.

Nelle città ucraine, resta la paura. Rifugi e bunker sono presi d'assalto dalla popolazione ogni volta che risuonano gli allarmi aerei e arrivano gli avvisi di allerta sui cellulari. «Alta probabilità di attacchi missilistici. Rimanete nei rifugi per la vostra incolumità. Non ignorate gli allarmi aerei», si legge. Ma di contro, forse anche per esorcizzare i timori, c'è anche una forte reazione. Mista a propaganda, certo, ma sicuramente significativa.

Stando alle immagini pubblicate sui social dagli amministratori locali a Dnipro, per esempio, il manto stradale distrutto da un missile l'altro ieri è stato ripristinato in sole 24 ore con la strada riaperta al traffico normalmente. Un segnale, tra i tanti, di una nazione che continua a resistere nonostante tutto.

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