L'assessora dello sportello antirazzista diventa un modello per la Schlein

Marwa Mahmoud, musulmana, guiderà la Scuola di istruzione politica del Pd su indicazione di Elly

L'assessora dello sportello antirazzista diventa un modello per la Schlein
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Fatevi un giro a Reggio Emilia, laboratorio governativo del Partito Democratico di Elly Schlein che presto potrebbe ospitare la sua «Scuola di istruzione politica nazionale» (diretta da una musulmana) e capitale, soprattutto, della deriva woke che sta spingendo la sinistra italiana verso un burrone dove stanno già precipitando i consensi e le residue identità dei poveri reggiani. Fatevi un giro e soffermatevi ovviamente su Marwa Mahmoud, assessora alle Politiche educative che fa parte della segreteria nazionale della Schlein e ne rispecchia ogni contraddittoria ambivalenza: questo nella consapevolezza che ogni vostra valutazione (questo articolo compreso) rappresenterà «un attacco alla sua persona, a una donna di origine araba, musulmana, che porta l'hijab e che è nata ad Alessandria d'Egitto». E' il refrain. Apprendete, in ogni caso, che l'assessora ha appena lanciato un necessario «Sportello antirazzista» in cui i cittadini potranno fare i delatori (le spie) e denunciare presunte discriminazioni di cui sono stati testimoni: dopodiché lo sportello girerà le lagnanze alle Forze dell'Ordine, tutto molto bello e pagato con fondi europei, soldi ben spesi, sono notoriamente questi i problemi di Reggio, c'era l'urgenza che l'Ue pagasse un progetto che sostenesse che gli italiani sono razzisti, non ci sono dubbi. E infatti i dubbi sono altri, li ha sollevati per esempio la stampa locale: le denunce, si è chiesto Reggio Report, chi le maneggerà e come? La cooperativa che gestirà lo Sportello si chiama Dimora d'Abramo: è vero che ha assunto «una persona indagata e accusata di aver fatto parte di un gruppo che costruiva dossier illegali in tutta Italia?»; è vero che ai vertici di questa cooperativa siede la cognata dell'assessore Carlotta Bonvicini? È normale che l'assessora Mahmoud sia tutt'ora dipendente (in aspettativa) della fondazione che ospita lo Sportello antirazzista?

Forse è tutto falso o tutto normale, così come è normale che l'assessora, domenica mattina, abbia presentato il libro di Anna Curcio «L'Italia è un paese razzista», volume pubblicato da DeriveApprodi di cui l'arci-femminista Anna Curcio è capocollana: se lo è pubblicato da sola. Ma restiamo a lei, all'assessora Mahmoud: è musulmana con tanto di copricapo ma anche militante femminista a dispetto di una cultura che vede la donna subalterna all'uomo, è di origini egiziane ed è cresciuta in Italia, terra da cui ha avuto tutto, compresa una carica pubblica, tuttavia straparla di «patriarcato» confondendo il «pater familias» abolito più di cinquant'anni fa con gli usi e consuetudini di paesi come il suo originario (l'Egitto) oppure, ecco: come la famiglia della 13enne Saman Abbas che scomparve proprio in provincia di Reggio Emilia quattro anni fa, uccisa perché non voleva sposare il cugino più anziano. Gli unici casi conclamati di patriarcato presenti in Italia, oggi, sono proprio d'importazione musulmana come è pure l'assessora, prima attrice di un processo di islamizzazione che a Reggio è spalleggiato da seconde generazioni maomettane decisamente indisponibili all'integrazione. Un personaggio, l'assessora, che tipicamente querela il dissenso: così ha fatto con il direttore di «24 Emilia» Nicola Fangareggi, il quale, sabato scorso, in un editoriale, ha scritto che l'assessora indirizza «verso un declamato spirito di integrazione che nei fatti consiste nello spostare a sinistra i nuovi arrivati». L'articolo naturalmente è stato da lei tacciato di «violenza, razzismo e sessismo», ma soprattutto lei non ha gradito che secondo il giornalista la casa editrice del libro (DeriveApprodi) sarebbe stata «fondata dal terrorista capo delle Brigate rosse Renato Curcio»: e in effetti non è vero, DeriveApprodi è soltanto la casa editrice cara a Toni Negri, Sergio Segio, Franco Piperno e Franco Berardi. Città fantastica, Reggio Emilia: un laboratorio politico in cui anche gli elettori di destra votano a sinistra e che, ora, si ritrovano un Comune che scrive «Carissim*» e «car* compagn» a dispetto delle recenti indicazioni ministeriali, prassi particolarmente gradita proprio all'assessora «alle politiche educative e per l'intercultura e i diritti umani».

Va studiata, Reggio Emilia: va osservata da vicino la drammatica deriva/approdo woke che stordisce l'elettorato e mischia veterocomunismo e islamismo light come è accaduto quando l'assessora ha rifiutato di rimuovere o modificare il nome della via dedicata al dittatore Tito; l'assessora ha detto, di Elly Schlein, che «secondo me farà presto la presidente del Consiglio», e ha raccontato che la segretaria del Pd le ha affidato «un progetto per realizzare la Scuola di istruzione politica nazionale», con l'obiettivo di «formare una nuova classe politica». Non è ferma a Ventotene, la sinistra: è in movimento a Reggio Emilia.

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