In origine l'odio era giustificato perché tutte le vittime e tutti i carnefici e tutti i testimoni ancora viventi avevano se non il diritto almeno motivi e memorie che ancora grondavano sangue. Era l'odio della guerra e del dopoguerra, l'odio della guerra civile combattuta con duplice ferocia fino all'annientamento dell'avversario e dunque con una lunghissima scia insanguinata. Da allora sono passati tre quarti di secolo ed è rimasta una memoria di seconda mano non più connessa alle ragioni dell'odio, raramente consapevole dei fatti e del contesto cui si riferisce. E che si riduce a grumi di parole statiche, prive di qualsiasi referente e fuori da qualsiasi contesto.
Un esempio per tutti, la macabra e sciagurata impiccagione di Mussolini e di alcuni gerarchi insieme alla sua amante Claretta Petacci giustiziata a colpi di mitra per nessuna ragione ed esposta con le sue intimità all'oltraggio della folla. Quella macelleria, nel momento e nel contesto in cui è avvenuta ha avuto il suo macabro senso (il luogo era quello in cui il giorno precedente erano stati fucilati dei partigiani) ma nessuno ha mai giustificato quella messinscena, se non l'odio attuale e reale di allora. Ma la grafica, il logos, di quella esibizione sono rimasti come colpo in canna con cui tentare di uccidere un'effige. Così, «a testa in giù» o «capovolto», «appeso per i piedi» sono sinonimi di Piazzale Loreto e di esecuzione con dileggio del giustiziato.
È avvenuto ieri al Colosseo dove è comparso uno striscione con la scritta «benvenuto presidente» e poi il cognome La Russa capovolto per essere l'equivalente di «a testa in giù». Sulla seconda riga le parole «la Resistenza continua». Non c'è da strapparsi i capelli e gridare allo scandalo quanto piuttosto viene la voglia di chiedere ai creativi aspiranti carnefici da chi si sentano autorizzati a far prevalere i loro narcisismi sul primato assoluto delle istituzioni repubblicane. Augurare o augurarsi la morte violenta della seconda carica dello Stato legalmente eletta dal Senato, è un gesto di resistenza soltanto alla Repubblica. È un gesto che presuppone strati di ignoranza e nessuna relazione con il contesto di oggi né con quello di ieri. Unico legame, l'amore per l'odio. L'odio come sostituto della politica e l'odio come minaccia terrorista.
Sarà difficile che questo Paese faccia grandi passi avanti se non saprà disinnescare l'odio come oggetto di culto e come pratica comune. Di fronte a queste ed altre simili violenze si può a buon diritto gridare: allarmi, son fascisti.
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