L'attacco alle istituzioni: auto incendiaria lanciata contro casa di un sindaco

La rivolta 4.0 delle banlieue di Parigi, dal rapido contagio nazionale, ha aperto un vaso di Pandora

L'attacco alle istituzioni: auto incendiaria lanciata contro casa di un sindaco
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La rivolta 4.0 delle banlieue di Parigi, dal rapido contagio nazionale, ha aperto un vaso di Pandora. L'escalation ipotizzata dagli 007: non più «solo» rabbia contro gli agenti, ma attacco alle istituzioni con bersagli politici, e i più facili (perché meno protetti rispetto alle prime file del governo). Sono i sindaci dei sobborghi, delle periferie, che da tempo denunciano inascoltati la drammatica situazione e il contesto in cui sono tenuti a operare in Francia, senza che lo Stato centrale dia segnali di intervento. Oggi invitano loro alla mobilitazione, dando appuntamento a tutti i funzionari eletti e alla popolazione davanti ai municipi, per mandare un segnale al governo dopo l'ennesima presa di mira di un «collega». Nella notte tra sabato e domenica, il corso delle violenze che già la sera prima aveva visto un poliziotto salvato dal suo giubbotto antiproiettile dopo un colpo di arma da fuoco ricevuto nei disordini di Nimes (la procura che ha aperto un'indagine per tentato omicidio) un'auto incendiaria penetra nella casa del neogollista Vincent Jeanbrun, primo cittadino di Haÿ-les-Roses, nella Val-de-Marne. Un attacco sferrato contro la sua abitazione, dove si trovavano la moglie e i due figli piccoli, di 5 e 7 anni.

Qualcuno incendia un'auto scagliandola contro la casa, lasciando una bottiglia di Coca-cola condita da liquido infiammabile nell'abitacolo, pronta a esplodere. E così accade. «Mia moglie e i miei figli sono in stato di shock e feriti», scrive a caldo il sindaco su Twitter alle due del mattino, poi un comunicato, poi silenzio radio. Telefono spento. Riflessione nazionale.

L'uomo era in municipio, sede protetta da filo spinato e altre barriere dopo i numerosi tentativi di sfondamento delle notti precedenti. Casa, però, sguarnita. Non ci sono mezzi. La famiglia, in pieno sonno, si ritrova assaltata. La madre, con i figli di 5 e 7 anni, scappa da una scala sul retro, verso il giardino. Lei si frattura una tibia nella foga, ferito anche il piccolo, mentre i malviventi scagliano contro l'abitazione petardi e fuochi d'artificio, la risorsa preferita dai rivoltosi per incendiare la Francia, a costo quasi zero ma dalle conseguenze devastanti; Infatti la vendita è stata vietata in diverse città. La bottiglia «accelerante» trovata nell'auto prova che dietro c'è un'organizzazione chirurgia e una determinazione inedita. Un commando? Dai Servizi filtra che i piccoli gruppi di minorenni agiscono disinibiti, agli ordini di se stessi e perfettamente coordinati grazie agli scambi di informazioni via Snapchat, Telegram, Whatsapp e proclami su TikTok per amplificare le gesta. E intanto, in città, arrivano il ministro Darmanin e la premier Borne: «Faremo di tutto per ripristinare l'ordine». Il Guardasigilli ha già messo alle strette le compagnie che gestiscono app e social per avere i nomi dei responsabili degli ultimi assalti, filmati o ritrasmessi. Resta aperta la questione sociale e culturale. Come dice il sindaco colpito, il Rubicone è stato superato: la storia è cambiata. E di «tentato omicidio» parla anche il procuratore di Créteil, che ha aperto un'inchiesta. L'ennesima. Nessun fermato, per ora. Poche tracce. Solo indizi di un nuovo corso che passa da una bottiglia di Coca-Cola e da fiamme. Altri episodi denunciati dai primi cittadini di Charleville-Mézières e Pontoise in poche ore. Sassaiole, auto bruciate, vandalismo.

Dal 2020, 1.300 sindaci si sono dimessi per minacce o violenze subite, fisiche o verbali. I segnali d'allarme c'erano dunque già stati; anche se solo il 21% di loro ha denunciato i soprusi, preferendo il silenzio per timore di ripercussioni. Quello di Haÿ-les-Roses è solo l'ultimo «biglietto da visita», sull'uscio di casa, di una rivolta di ragazzini che per Macron proiettano nella vita reale le esperienze dei videogiochi. Ben oltre la contestazione, l'insofferenza e la rabbia da abbandono vissuta dai giovanissimi francesi figli di immigrati delle aree suburbane. C'è un'interconnessione tra quartieri e una concorrenza tra gruppi di minori a chi fa più danni, spiega Driss Ettazaoui, vicepresidente dell'associazione Villes et Banlieues.

Dopo lo choc, il sindaco rialza la testa: «Continuerò a proteggere e servire, non indietreggio, nonostante l'orrore». Altri suoi colleghi mollano, fiaccati dal panico e dall'indifferenza. Come pure molti insegnanti, infermieri e medici.

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